Il paese dei balocchi trema dopo che Toys ‘R’ Us, il più grande venditore di giocattoli negli Stati Uniti, ha avviato la procedura per entrare in un regime di amministrazione controllata. Ma il fallimento non è scontato. E soprattutto la colpa non è solo dell’industria delle vendite online. Il colosso dei giocattoli ha chiesto di attivare un regime controllato - il cosiddetto “Chapter 11” - in modo da poter ristrutturare un debito di 400 milioni di dollari che andranno a pagamento il prossimo anno sui 5 miliardi di debito a lungo termine che pesano sul bilancio, con l’intenzione di riorganizzare l’azienda, proprio per cercare di evitare che questa chiuda i battenti.
Chi ha portato l'azienda a questa situazione
Ma non è Amazon la responsabile principale di questo tracollo, bensì l’acquisizione dell’azienda da parte di un gruppo d’investimento composto dalle società Bain Capital, KKR & Co. e Vornado Realty Trust, che hanno comprato la catena nel marzo del 2005 per 6,6 miliardi di dollari, ma lasciandole il peccato originale di un debito che non ha mai potuto assorbire. La contrazione del mercato dei negozi, con l’espansione del commercio online ha fatto il resto, costringendo comunque tutti i settori del commercio a essere ridimensionati. Ma come ha dichiarato a Bloomberg Jim Silver, analista aziendale e redattore della rivista di settore TTPM:
“Se loro (Toys ‘R’ Us, ndr) non avessero avuto il debito farebbero profitti per 500 milioni di dollari o 600 milioni l’anno”.
Ma il diffondersi della notizia della crisi e della possibile bancarotta di Toys ‘R’ Us ha assestato un duro colpo alle più grosse aziende che producono giocattoli: i titoli Mattel, la casa produttrice della Barbie e di Fisher-Price, ha perso il 6,2%. Le azioni di Hasbro, la società dietro il Monopoli, hanno perso invece l’1,7%, secondo quanto riportato da Bloomberg. Di certo c’è che la situazione è seria, ed è proprio per questa ragione che Toys ‘R’ Us è ricorsa a un intermediario che avrà il compito di ristrutturare la società e di renderla più ‘snella’, in modo da assicurare la copertura dei pagamenti ai creditori.
“L’idea è che, dopo un periodo di tempo, lavori su te stesso sotto l’amministrazione del ‘Chapter 11’ e finisci per essere un più piccolo, ma anche più finanziariamente molto più sano” ha commentato il capo di Customer Growth Partner Craig Johnson. A garantire l’intervento le banche JPMorgan, Barclays, Goldman Sachs e Wells Fargo, che si sono dette disponibili a finanziare nei prossimi giorni il processo di ristrutturazione di Toys ‘R’ Us, il cui futuro, a questo punto, sarà legato alla supervisione di una corte.
Perché il destino di Toys 'R' Us è importante, secondo i numeri
Toys ‘R’ Us è una delle principali multinazionali specializzate nella vendita di giocattoli in tutto il mondo. Nel 2005, quando è stata acquisita dal gruppo d’investimento statunitense, contava 1500 negozi, di cui 681 di soli giocattoli negli Stati Uniti e 601 all’estero. Con 218 negozi, Babies ‘R’ Us era all’epoca la più grande catena di negozi di prodotti specializzati per l’infanzia al mondo. Oggi, secondo quanto riportato dalla stessa azienda, Toys ‘R’ Us e Babies ’R’ Us possiede 880 negozi in casa, e più di 780 negozi fuori dagli States.