Scozia: da petrolio a banche, cosa accadrebbe con indipendenza
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Scozia: da petrolio a banche, cosa accadrebbe con indipendenza

Scozia: da petrolio a banche, cosa accadrebbe con indipendenza

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(AGI) - Roma, 18 set. - Nel gionro della storica sceltasull'indipendenza scozzese l'esito resta estremamente incertoma gli economisti si stanno interrogando da mesi su qualisarebbero le conseguenze economiche del divorzio di Edimburgodal Regno Unito. Il nuovo Stato, con una popolazione di 5,3milioni di abitanti e un'estensione territoriale pari a quelladella Repubblica Ceca, potra' sicuramente contare su unsottosuolo ricco di idrocarburi, sulle esportazioni didistillati e su una fiorente industria turistica, mentre e'tutto da scrivere il futuro di un settore finanziario oggigrande dieci volte un Pil da 211 miliardi di dollari (circa lestesse dimensioni di economie come il Qatar e la Grecia), conle maggiori banche che valutano di trasferire la sede a Londranel caso prevalgano i si'.- ADDIO ALLA STERLINA - Alex Salmond, il 'first minister'indipendentista scozzese, ha assicurato che la Scozia (che gia'stampa da sola le sue banconote, diverse per grafica edimensioni da quelle emesse in Inghilterra) potra' continuare autilizzare la sterlina anche dopo la secessione, unapossibilita' che, invece, i leader dei principali partiti aWestminster escludono radicalmente. Non manca a Edimburgo chipropone un ingresso nell'euro, sebbene, nel breve periodo,l'ipotesi piu' facilmente percorribile potrebbe esserel'emissione di una nuova valuta da agganciare all'euro con uncambio fisso (come avviene, ad esempio, con il lev bulgaro) inattesa dell'adesione alla moneta unica.- L'INCOGNITA DELL'INFLAZIONE - Una nuova valuta agganciataall'euro potrebbe anche attutire il concreto rischio di unarapida svalutazione nei confronti della sterlina che potrebbecausare forti aumenti dei prezzi al consumo pagati dagliscozzesi, in particolare per quanto riguarda i beni importatidal Regno Unito. Un agganciamento alla sterlina, secondo alcunianalisti, sarebbe invece da evitare, in quanto ridurrebbe lospazio di manovra di Edimburgo in campo fiscale e monetario.Salmond, ad ogni modo, appare disposto a discutere almenoun'unione doganale con Londra, per evitare ulteriori costi perle imprese.- LE BANCHE PENSANO AL TRASLOCO - In Scozia hanno sede duecolossi come Royal Bank of Scotland e la banca commerciale Bankof Scotland, controllata dal gruppo Lloyds. Entrambi gliistituti, insieme a Clydesdale e Tesco, hanno fatto sapere che,se vinceranno i si', saranno costretti "per motivi tecnici" aspostare la sede da Edimburgo a Londra. Rbs ha comunquegarantito che non ci saranno ne' trasferimenti forzati ne'tagli dell'occupazione. Si tratterebbe, in definitiva, di unascelta obbligata dato che sia Rbs che Lloyds, nazionalizzate aitempi della crisi finanziaria del 2008, hanno ancora il governobritannico come principale azionista.- LA PARTITA DEL PETROLIO - E' nelle acque territorialiscozzesi che si trovano quei giacimenti del Mare del Nord daiquali proviene larga parte della produzione petrolifera delRegno Unito. Nei 18 mesi che Salmond prevede saranno necessariper gestire la secessione insieme a Downing Street, uno deiprincipali temi da discutere sara' quindi la spartizione deiricavi delle attivita' estrattive, che contano per il 19% delPil della Scozia e per il 2% dell'economia dell'intera GranBretagna. Ricavi che, pero', continuano a scendere, sia per ilforte calo dei prezzi sui mercati internazionali che per iltracollo della produzione, diminuita del 40% solo negli ultimiquattro anni. I proventi fiscali, invece, resterebbero allaScozia, che avrebbe quindi la possibilita' di costruire unfondo per il welfare alimentato a idrocarburi, seguendol'esempio norvegese. Le grandi major petrolifere si sono pero'schierate con il no. Bob Dudley e Ben van Beurden, numeri unodi Bp e Royal Dutch Shell, hanno affermato che conservarel'unione con Londra "sarebbe positivo per l'industriapetrolifera e l'economia". Il timore degli operatori e' che unaScozia indipendente non possa garantire gli investimentinecessari.- TASSE PIU' BASSE PER ATTRARRE INVESTIMENTI - Per attrarreinvestimenti esteri, Salmond promette che la neonata nazioneavra' un sistema fiscale "competitivo". Che aprire le portealle aziende straniere grazie a un erario autonomo possa essereuna delle carte vincenti di una Scozia indipendente lo hadimostrato lo stesso premier britannico David Cameron che, perscongiurare la vittoria dei si', si e' precipitato a promettereagli scozzesi piu' liberta' decisionale in questo settore.- MA I CITTADINI RISCHIANO LA STANGATA - Secondo l'Institutefor Fiscal Studies (Ifs), una Scozia indipendente soffrira'all'inizio di un 'fiscal gap' pari quasi al 2%. Per compensarela perdita per l'erario, prosegue l'Ifs, Edimburgo potrebbeessere costretto ad aumentare dell'8% la tassa sui redditi oincrementare l'Iva del 7%. In alternativa, la Scozia potrebberidurre la spesa pubblica del 6% o tagliare i servizi pubblicidell'8%. "L'indipendenza puo' avere i suoi costi, per quantoessi debbano ancora essere dimostrati, ma ha anche i suoibenefici", osserva Joseph Stiglitz, il premio Nobel che faparte della squadra di consulenti economici del fronteindipendentista.- RISCHI PER IL SETTORE IMMOBILIARE - Alcuni operatori immobilari, come Zoopla, prevedono che iprezzi delle abitazioni siano destinati a crollare del 17,5% incaso di vittoria dei si', in quanto molte aziende sposterebberola sede a Londra. Si tratta, in realta', di una questionecontroversa, in quanto, come si e' detto, Salmond ha promessodi prevenire un'eventuale fuga di imprese tramite agevolazionifiscali. Un crollo del mercato immobiliare, inoltre,consentirebbe di controbilanciare una possibile impennatadell'inflazione.- LA SICUREZZA DEL TURISMO - Secondo i dati del 2013, ilturismo contribuisce all'economia scozzese in una misura pari aquasi il 5%, generando 10 miliardi di sterline di attivita'economica, compreso l'indotto. L'anno scorso i turisti hannospeso nel Paese 9 miliardi di sterline. Gli occupati nelsettore sono invece 181.500, il 7% degli occupati totali.  - E LA CERTEZZA E DEL WHISKY - Un'altra filiera sulla qualeEdimburgo potra' contare in qualsiasi scenario e' quella deidistillati. Il valore delle esportazioni dei celebri scotchwhisky ha raggiunto l'anno scorso i 4,3 miliardi di sterline. Ei numeri potrebbero diventare ancora piu' ricchi se Salmond,come promesso, abbassera' le tasse sull'alcol per brindare auna vittoria dei si'. Secondo un rapporto di Credit Suisse, abeneficiare maggiormente dall'indipendenza sarebbero proprio igrandi produttori di alcolici come Diageo e Pernod-Ricard.(AGI) .
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