Per il Parmigiano la crisi e' peggio del terremoto, chiusa una stalla su 4
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Per il Parmigiano la crisi e' peggio del terremoto, chiusa una stalla su 4

Per il Parmigiano la crisi e' peggio del terremoto, chiusa una stalla su 4

Per il Parmigiano la crisi e' peggio del terremoto, chiusa una stalla su 4
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(AGI) - Roma, 5 mar. - La crisi fa piu' danni del terremoto conla scomparsa di quasi una stalla su quattro impegnata nellaproduzione del latte per il Parmigiano Reggiano e la perditadrammatica di migliaia di posti di lavoro negli allevamenti enei caseifici, rispetto al 2007. E' quanto emerge dal "Dossiersul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunita'"presentato dalla Coldiretti nella mobilitazione in piazza perla prima volta del popolo del Parmigiano, con migliaia diproduttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori. Asupporto dell'iniziativa e' stato lanciato su twitter l'#hashtag #ParmigiAmo. A rischio - sottolinea Coldiretti - c'e' un sistemaproduttivo che vale complessivamente quasi 4 miliardi difatturato con il Grana Padano che si colloca al vertice delleproduzioni italiane tutelate dall'Unione Europea con un volumedi affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530milioni mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondoposto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioniall'export. I compensi riconosciuti ai caseifici e agliallevatori per il Parmigiano Reggiano sono precipitati al disotto dei costi di produzione ed ora il mondo produttivo -sottolinea la Coldiretti - si trova a fronteggiare unasituazione di crisi piu' grave del terremoto che tre anni faaveva fatto crollare a terra migliaia di forme e distruttostalle e magazzini. Nell'ultimo anno - precisa la Coldiretti -il prezzo pagato ai produttori di Parmigiano Reggiano e'diminuito del 20 per cento nel giro di dodici mesi, passandodai 9,12 euro del gennaio 2014 ai 7,31 euro di fine dicembre2014. A differenza, il prezzo di vendita ai consumatoriitaliani e' calato appena del 4 per cento con effetti negativisugli acquisti degli italiani. Sotto accusa anche la diffusionesenza controllo dei cosiddetti "similgrana" spesso offerti gia'grattugiati che ingannano sulla reale origine e fannoconcorrenza sleale al prodotto originale. All'estero la situazione non e' migliore con il valoredelle esportazioni che e' sceso nel 2014, con il calo piu'pesante che si e' verificato negli Stati Uniti dove c'e' statoun crollo del 10 per cento per un fatturato attorno ai 100milioni di euro, nonostante l'andamento favorevole del tasso dicambio, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat. A rischio - continua la Coldiretti - c'e' un sistemaproduttivo dal quale si ottengono circa 3,2 milioni di formeall'anno, con 363 piccoli caseifici artigianali della zonatipica alimentati dal latte prodotto nelle appena 3348 stallerimaste nel 2014, dove si allevano 245mila vacche. Unastagionatura che varia da 12 a 24 mesi, il divieto nell'uso diinsilati, additivi e conservanti nell'alimentazione delbestiame, un peso medio delle forme di 40 chili, l'impiego di14 litri di latte per produrre un chilo di formaggio e 550 perprodurre una forma sono le caratteristiche distintive delprodotto alimentare italiano piu' conosciuto e piu' imitato nelmondo, che ha ottenuto dall'Unione Europea il riconoscimentodella loro determinazione a conservare inalterato nel tempo ilmetodo di lavorazione e l'altissimo livello qualitativo delformaggio che puo' contare su ben nove secoli di storia. (AGI).
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