Il Presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, lancia un allarme per l’economia italiana. L’occasione è stata la presentazione del Rapporto 2017 sul cordinamento della finanza pubblica al Senato.
“Il cuneo fiscale colloca al livello più alto la differenza esistente nel nostro Paese fra il costo del lavoro a carico dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49 per cento prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che si registra mediamente nel resto d’Europa.” Questo quanto detto da Martucci di Scarfizzi durante la conferenza stampa questo pomeriggio, e riportato anche nel Rapporto (pp.97-98).
Cos’è il cuneo fiscale?
Come spiegato da Martucci di Scarfizzi, la Corte dei Conti ha inteso come cuneo fiscale la differenza tra quanto l’imprenditore paga al lavoratore e quanto resta in tasca allo stesso una volta pagate tasse (solo dal lavoratore) e contributi pensonistici (da lavoratore e impresa).
Il Presidente ha reso nota una elaborazione a partire da dati MEF, Equitalia, Ocse e Banca Mondiale. Ciò significa che questi enti danno dati diversi, che poi sono stati ricomposti dalla Corte per fornire il 49% di cui sopra.
Solitamente il termine “cuneo fiscale” viene usato per rendere quello inglese di “tax wedge”, che però non viene inteso allo stesso modo ovunque. Andando a verificare i dati OCSE, vediamo che qui infatti si intende per tax wedge solamente contributi e imposte pagate dal lavoratore sul proprio salario. Anche qui siamo ben oltre la media calcolata sui Paesi partecipanti all’OCSE: 47,87%, 12 punti esatti in più rispetto la media. Solo tre Paesi però riescono a starvi sotto: Polonia, Regno Unito e Irlanda.
L’Eurostat fornisce invece un dato sulle tasse pagate dal datore di lavoro. Qui la media è del 6% nella UE28. L’Italia vi è sopra con il 7,7%. Il Paese con la tassazione più alta, in questo senso, è la Svezia: 12%.
Ovviamente non è solo attraverso la somma di questi due dati che si arriva al dato fornito dalla Corte, come si capisce sommandoli.