di Silvia Inghirami
Roma - Portare negli Stati Uniti l'olio, il formaggio e il vino italiano prodotti da piccole e medie aziende agricole di qualita'. E' il "Progetto America" che vede impegnato Dino Scanavino, presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori. "I nostri prodotti tipici sono molto richiesti all'estero - spiega Scanavino all'AGI - ma le imprese agricole non hanno il necessario sostegno all'estero. Cosi', seguendo il progetto avviato da Carlo Calenda quando era vice ministro dello Sviluppo economico, abbiamo riunito piccole aziende interessate ad esportare. Non abbiamo ancora deciso se costituire un consorzio o una rete: l'importante e' trovare i consulenti giusti. Intendiamo servirci di una societa' specializzata nell'export negli Usa per individuare gli stati target e poi presentare il progetto al ministero per i finanziamenti previsti per le Pmi".
Ma quello che interessa agli agricoltori - fa notare - "non e' tanto il denaro quanto l'esistenza di un quadro programmatico di promozione". "Nelle missioni estere - prosegue - vengono portate sempre le grandi societa', anche se l'economia italiana e' caratterizzata da piccole e medie imprese. Ma sono proprio queste ultime ad avere bisogno di maggiore sostegno". Grandi opportunita' sui mercati stranieri - osserva ancora il presidente della Cia - hanno i prodotto biologici italiani: "L'organic food sta acquisendo sempre piu' valore e le nostre imprese hanno tutte le caratteristiche per rispondere alla domanda. Basti pensare che e' italiana la piu' grande azienda biologica d'Europa". Il prodotto italiano, non solo quello bio - aggiunge Cristina Chirico, responsabile del servizio internazionale della Cia - "e' considerato d'eccellenza e tra gli stranieri c'e' il desiderio di conoscere di piu' le aziende ma anche il territorio. Serve un piano di comunicazione importante negli Stati Uniti per far emergere il 'sistema paese'". Oltre a olio, formaggi e vino, buone prospettive Oltreoceano potra' avere anche l'ortofrutta: "Nol momento in cui cadranno le barriere tariffarie, mele e pere italiane saranno in grado di conquistare i mercati statunitensi".
Ma la Cia non supera i confini interni solo per il 'business americano': guarda infatti con attenzione anche all'Africa, dove ha avviato azioni di collaborazione e formazione. "Il nostro e' un impegno sociale che portiamo avanti da tempo con la nostra Ong Ases - sottolinea Scanadino - Ma cio' non toglie che i progetti potrebbero generare interesse per le nostre associate, interessate ad investimenti con componente etica".
L'ultima iniziativa in ordine di tempo e' la convenzione con la cooperativa Nwca del Camerun, a cui aderiscono oltre 35 mila piccoli agricoltori che producono principalmente caffe' e cacao. L'obiettivo e' favorire la diffusione di pratiche colturali a basso impatto ambientale e la differenziazione produttiva; inoltre, offrire sostegno tecnico alle famiglie degli agricoltori locali.
"Crediamo molto in un'attivita' che possa mettere in diretto contatto gli agricoltori del Nord e del Sud del mondo - afferma Chirico - e valorizzare in particolare il lavoro delle donne". "Da tempo aggiunge - lavoriamo per rafforzare il dialogo nel Mediterraneo e abbiamo instaurato un rapporto privilegiato con la Tunisia. Sostenere lo sviluppo agricolo nei territori e' anche un modo per contrastare il fenomeno dell'immigrazione, agendo nella prevenzione e non nell'emergenza". Altri progetti avviati nel 2015 per lo sviluppo delle comunita' rurali e a sostegno della popolazione sono in via di realizzazione in Mozambico, in Uganda, in Costa d'Avorio, in Senegal nonche' in Paraguay. (AGI)
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