Le proposte economiche di Clinton e Trump in sinottica

Le proposte economiche di Clinton e Trump in sinottica
 Usa 2016 Trump Clinton

di Geminello Alvi

Roma - L’economista Michael J. Boskin, che fu nei primi anni novanta a capo del Council of Economic Advisers,  s’è provato a riassumere agli inizi di questo settembre le posizioni di politica economica dei due candidati alla presidenza. Ne risulta un quadro più equilibrato di quello concentrato sui difetti caratteriali dei candidati che ha finora occupato gran parte di questa campagna elettorale.
  
La Clinton è per un aumento delle spese della Social Security, e parla tra l’altro di free tuition nei college  pubblici e di un sollievo ai debiti degli studenti. Prevede inoltre aggiunte all’Affordable Care Act, conosciuto come Obamacare, e spiega di voler raddoppiare gli stanziamenti per politiche industriali ecologica. Trump più sobrio, afferma che lascerà la sicurezza sociale com’è, abrogherà e sostituirà l’Obamacare, e renderà la spesa pubblica più efficiente, anche se non spiega bene come.

Clinton ha dichiarato che renderà l’imposizione fiscale ancora più progressiva. In particolare, vorrebbe aumentare le tasse immobiliari e l'aliquota personale per i redditi più elevati,  che colpisce anche le piccole imprese e conterrà le deduzioni. Trump invece propone aliquote fiscali più basse per persone e  società. Gli Stati Uniti attualmente hanno un tasso di imposta sulle società del 35%, la più alta nell'OCSE. Trump chiede che venga abbassata sotto la media del 15%, con gli investimenti delle imprese del primo anno deducibili per intero.

Sul commercio, a differenza di suo marito, che ha sostenuto e firmato accordi di libero scambio durante la sua presidenza, la Clinton sta avvicinandosi sempre più all'ala protezionistica del partito democratico. Trump a sua volta addirittura ha minacciato una guerra commerciale con Cina e Messico, e vuol rinegoziare gli accordi commerciali col resto dell’America. 

Le varie politiche di spesa di Clinton implicano che i deficit continuerebbero a espandersi durante la sua presidenza. Un agire lontano da quello del marito, che lavorò col Congresso controllato dai repubblicani per equilibrare il bilancio negli ultimi anni della presidenza. Trump ha ridimensionato il costo per il bilancio delle sue riduzioni fiscali, per portarli più in linea con gli obiettivi repubblicani. Ma senza crescita adeguata pure la politica di Trump potrebbe far levitare l’indebitamento.

Ambedue i candidati concordano circa la necessità di una  massiccia spesa per le infrastrutture, malgrado il rischio che gli sprechi dell’amministrazione Obama si ripetano. Nessuno dei due ha spiegato la maniera di evitarli. In conclusione la Clinton punta sulle politiche redistributive mentre le proposte di Trump sono più orientate per la crescita. Ma le due fonti primarie della crescita, la produttività e il totale di ore-uomo lavorate sono da tempo in calo. L'economia USA è cresciuta a un tasso medio annuo del 3% nel corso dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, ma non ha avuto anche solo tre trimestri consecutivi di crescita al 3% negli ultimi dieci anni. (AGI)