Ci sarà un'intelligenza artificiale per governare le future stazioni spaziali. Un po' come HAL 9000, il supercomputer di “2001: Odissea nello Spazio”. Ci sta lavorando Pete Bonasso, pioniere del settore e adesso impegnato a Huston in un progetto sostenuto da TRACLabs. Ogni volta che si parla di intelligenza artificiale in toni critici, spunta lo scenario immaginato da Stanley Kubrick: un software malvagio e onnipotente che prende il controllo della nave spaziale per eliminare gli umani.
Questa volta però a chiamarlo in causa è il ricercatore: “Quando mi chiedono su cosa sto lavorando - ha spiegato Bonasso in unarticolo su Science Robotics - la cosa più semplice da dire è: 'Sto costruendo HAL 9000'”. Sperando che non abbia le stesse conseguenze.
Come funziona il nuovo HAL 9000
Non si chiama HAL 9000 ma CASE ed è un cervellone che dovrà rispondere a un'esigenza ben precisa: monitorare e governare ogni movimento in un ambiente, come quello di una stazione orbitante o di una colonia sulla Luna o su Marte, dove le risorse sono scarse e dove sono fondamentali spazio e movimento.
La sfida è proprio questa: creare un'architettura complessa capace di monitorare attività in apparenza diverse ma in realtà intrecciate. Ad esempio: a un livello base, tecnologicamente già attuale, un'intelligenza artificiale può muovere un braccio robotico oppure ridurre il consumo energetico in ambienti inutilizzati.
Quello che ancora non esiste è un sistema che sappia, allo stesso tempo, controllare robot, monitorare la presenza di ossigeno, gestire le chiamate con la Terra. Un governo di questo tipo non può che essere centralizzato. CASE, spiega Bonasso, è composto da diversi “strati” che non si limitano a controllare le attività di routine ma sono anche in grado di pianificarle.
E di renderle accessibili agli astronauti, trasformando i dati in linguaggio umano e in suggerimenti da seguire. Bonasso fa un esempio. Prendiamo il caso i cui su una nave ci siano diversi “rover spaziali”, macchine come le sonde che stanno esplorando Marte o i veicoli guidati sulla Luna dagli astronauti.
“L'utente potrebbe dire di spostare il rover 1 da un vano all'altro”. Un'intelligenza artificiale “normale” obbedirebbe senza badare alle conseguenze dell'ordine. Una complessa e centralizzata (come CASE aspira a essere) valuterebbe se quel movimento sia opportuno. E consiglierebbe di muovere il rover 2, ad esempio perché è più carico e pronto all'uso.
Quali sono le sfide di CASE
L'esempio dei rover è una semplificazione, ma fa capire bene un aspetto decisivo. Le macchine sono in grado di fare operazioni molto complesse, ma non alcune che a noi umani paiono semplicissime. Donare all'intelligenza artificiale il “senso comune” è una delle sfide più grandi.
Ogni uomo, da quando nasce, immagazzina una mole enorme di informazioni e relazioni causa-effetto. Crea così una mappa nella quale piazzare le nuove conoscenze. L'AI, invece, deve costruire questa mappa da zero. E i progetti come CASE devono essere capaci di avere una visione chiara non solo di un quartiere o di una città ma dell'intero planisfero.
Il percorso è ancora lungo. Bonasso ha testato il suo Hal 9000 per quattro ore in una simulazione e sta lavorando con la Nasa per sperimentarlo in uno degli ambienti che l'agenzia spaziale utilizza per ricostruire possibili colonizzazioni extraterrestri. “Piano piano, pezzo per pezzo – afferma Bonasso – lavoriamo per capire il potenziale di CASE nelle future spedizioni spaziali”. Ponendo grande attenzione – come insegna Kubrick – sulla sicurezza e sull'affidabilità. Quando potrebbe arrivare una tecnologia all'altezza? Non ci sono certezze, ma l'articolo di Science Robotics s'intitola “un Hal 9000 per il 2021”.