La spesa pubblica continua ad aumentare, +27, 4% in 5 anni
ADV
ADV
La spesa pubblica continua ad aumentare, +27, 4% in 5 anni

La spesa pubblica continua ad aumentare, +27, 4% in 5 anni

di lettura
(AGI) - Roma, 14 mar. - Nonostante l'allungamento dell'eta'lavorativa imposto dalla riforma Fornero, il blocco deglistipendi dei dipendenti pubblici, la centralizzazione degliacquisti, i tagli ai Ministeri, alle Regioni, agli Enti localie alla sanita', la spesa pubblica italiana continua adaumentare. La denuncia e' della Cgia di Mestre, secondo cui,tra il 2010 e il 2014, le uscite di parte corrente al nettodegli interessi sul debito pubblico (costituite dalle spese peril personale, dai consumi intermedi, dalle prestazioni sociali,etc.) sono salite di 27,4 miliardi di euro. Anche in rapportoal Pil, le uscite correnti risultano in deciso aumento: seall'inizio di questo decennio l'incidenza era pari al 41,4 percento, l'anno scorso la stessa ha toccato il 42,8 per cento.Nel 2014 la macchina pubblica e' "costata" agli italiani 692,4miliardi di euro. Di segno opposto, invece, l'andamento delleprincipali spese in conto capitale, vale a dire gliinvestimenti. Se nel 2010 il valore ammontava a 64,7 miliardidi euro, nel 2014 e' sceso a quota 49,2 miliardi. In questi 5anni la caduta degli investimenti e' stata spaventosa: - 23,9per cento, pari a una riduzione in termini assoluti di 15,4miliardi di euro. "Pur riconoscendo che gli effetti dellacrisi hanno contribuito a espandere alcune voci di spesa -dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - latanto sbandierata spending review, purtroppo, non ha ancorasortito gli effetti sperati. Questa situazione, ovviamente,pregiudica in maniera determinante l'obbiettivo primario che ilGoverno deve perseguire per riagganciare la ripresa, vale adire il taglio delle tasse. Senza una drastica e strutturalesforbiciata alla spesa pubblica improduttiva, e' impensabileridurre il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese. Perquesto, l'Esecutivo deve riprendere in mano il lavoro lasciatoa meta' dall'ex commissario Cottarelli e portarlo a compimento.Altrimenti, il rischio che dal 2016 scattino le clausole disalvaguardia, con il conseguente aumento dell'Iva, e' semprepiu' concreto". Analizzando l'andamento registrato tra il 2010 e il 2014delle 5 voci che compongono la spesa corrente della nostraPubblica amministrazione (Pa), emerge che, a seguito dellariduzione delle unita' di lavoro e del blocco dei rinnovicontrattuali dei dipendenti delle Amministrazioni pubblicheintrodotto nel 2010 dal Governo Berlusconi, in questi ultimi 5anni la "Spesa per il personale" e' diminuita del 5 per cento:in termini assoluti il "risparmio" per le casse pubbliche e'stato di 8,7 miliardi di euro. Nonostante la centralizzazione degli acquisti dei beni edei servizi avviata da qualche anno dalla Pa, i "Consumiintermedi" - che includono anche le spese di manutenzioneordinaria, le spese energetiche, quelle di esercizio dei mezzidi trasporto, la ricerca/sviluppo e la formazione del personaleacquistata all'esterno - sono saliti del 3,4 per cento. Invalore assoluto l'aumento ha sfiorato i 3 miliardi di euro. Oltre agli stipendi, l'altra voce che compone la spesa correntead aver registrato una variazione negativa e' stata quellarelativa a "prestazioni sociali in natura acquistate" ovverogli acquisti dei medicinali, dei farmaci, l'assistenza medica,etc. La contrazione e' stata pari a 2,5 miliardi di euro (-5,5per cento). Sottolineando che l'80 per cento circa della "Spesa per leprestazioni sociali in denaro" e' assorbita dalle pensioni, leuscite per il welfare hanno registrato una vera e propriaimpennata: l'incremento ha sfiorato il 10 per cento, mentre intermini assoluti l'aggravio e' stato di ben 29,6 miliardi dieuro. Nonostante gli effetti prodotti dalla riforma Fornero, acondizionare in maniera determinante questa espansione hacontribuito soprattutto la spesa pensionistica e, in misurapiu' contenuta, i provvedimenti a sostegno al reddito erogati afamiglie e lavoratori che in questi ultimi anni si sono trovatiin difficolta'. Dal 2014, inoltre, tra le "Prestazioni sociali in denaro"e' stato computato anche il bonus degli 80 euro (5,8 miliardidi euro). Infatti, come ha avuto modo di ricordare il Ministerodell'Economia e delle Finanze qualche giorno fa, le statistichenon classificano il bonus degli 80 euro come un taglio fiscale,bensi' come una misura di spesa sociale. Le "Altre uscite correnti", infine, sono anch'esse salitein misura importante: se in termini percentuali l'incremento e'stato del 10,1 per cento, in valore assoluto questa voce e'aumentata di 6 miliardi di euro. Dalla Cgia ricordano che inquesta voce sono comprese le spese residuali, quali gliammortamenti e le imposte che versano le Pa. (AGI).
ADV