Juncker: per i migranti l'Italia meriterebbe il Nobel per la Pace
Il presidente della Commissione Europea a 'La Repubblica' promuove l'impegno dell'Italia sul risanamento fiscale: "Gentiloni è il buon senso fatto premier"

"L'Italia meriterebbe il Nobel per la pace in considerazione di quello che fa per salvare vite umane nel Mediterraneo". Ad affermarlo è il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che in un'intervista a 'La Repubblica' loda l'impegno del governo italiano anche sul fronte dei conti pubblici.
"Fin dall'inizio ho detto che la tragedia dell'immigrazione non può essere un problema solo della Grecia o dell'Italia ma deve essere trattato come un problema europeo. Per questo abbiamo presentato le proposte per la redistribuzione dei richiedenti asilo e abbiamo rafforzato il sistema di accoglienza e registrazione dei profughi in supporto degli sforzi italiani. Che sono enormi", sottolinea Juncker che, a una domanda su possibili azioni dell'Ue contro i Paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti, risponde: "Se avessi seguito il mio istinto lo avrei già fatto tempo fa, ma non avrebbe portato a nulla. Invece mi sforzo di trovare soluzioni che aiutino a risolvere la situazione. Come mi ostino a spiegare, la solidarietà è indivisibile. Oggi aiuti l'Italia. Domani può toccare a qualcun altro dover far fronte ad un'emergenza migratoria, magari dall'Ucraina".
"Il governo sta facendo grandi sforzi sul deficit"
"Non ho ancora visto nel dettaglio il Def e la manovra correttiva, per cui non posso dare un giudizio circostanziato. Ma certamente l'impegno del governo italiano va nella buona direzione", afferma il presidente della Commissione Ue, "siamo continuamente in contatto sia con Gentiloni, che è il buon senso fatto premier, sia con Padoan, che è un ottimo ministro. L'Italia sta facendo grandi sforzi per tenere sotto controllo il proprio deficit pubblico. Tuttavia, sul medio e lungo periodo, per salvare se stessi e l'Unione monetaria, è necessario che gli italiani risanino in modo decisivo le proprie finanze pubbliche e in particolare il loro enorme debito", avverte Juncker.

"Escludo l'uscita di Roma dall'euro"
"Escludo un'uscita dell'Italia dall'euro. Detto questo, mi rattrista vedere che il Paese perde competitività di giorno in giorno, di anno in anno. Ci sono riforme strutturali importanti che vanno fatte, sia pure con saggezza. L'Italia deve ritrovare un tasso di crescita che oggi è troppo debole. L'Europa le ha ha dato spazi che occorre saper sfruttare", prosegue Juncker, "la flessibilità ha permesso al Paese un margine di manovra senza che la mannaia del Patto di stabilità gli cadesse sul collo. I bassi tassi praticati dalla Bce offrono una tregua di cui deve saper approfittare. Abbiamo apprezzato la riforma del mercato del lavoro. Osservo con simpatia la serietà e gli sforzi con cui il governo Gentiloni affronta la crisi delle banche. Noi vogliamo che il sistema bancario italiano esca più forte e robusto da questa fase difficile. Vedo gli sforzi per correggere i conti pubblici. Se prende le iniziative giuste, l'Italia ha tutti gli strumenti per diventare una forza motrice dell'Europa".
"L'Italia ammirata da tutti salvo che dagli italiani"
Quanto agli umori euroscettici e al referendum proposto da M5S per uscire dall'euro, Juncker afferma: "Credo, indipendentemente dall'opinione degli italiani, che l'euro abbia molto aiutato l'Italia. Ma credo anche che senza l'Italia l'Europa non esisterebbe. Non posso immaginare una Ue priva dell'Italia e del suo apporto: sarebbe antistorico". Secondo Juncker, "l'Italia oggi è ammirata da tutta l'Europa, salvo che dagli italiani. Non siete abbastanza fieri del vostro Paese. Gli italiani danno sempre l'impressione di essere frustrati , quando in realtà sono dei campioni". Al giornalista che osserva "sembra di sentire Matteo Renzi", il presidente della Commissione replica: "Renzi ha ragione. Non ha ragione quando attacca la Commissione senza motivo. Ma su questo ha ragione. Quando era presidente del Consiglio abbiamo avuto discussioni burrascose. E tuttavia lo apprezzo molto proprio per l'orgoglio che dimostra rispetto al proprio Paese. Un orgoglio che capisco e condivido".

"Alcuni euroscettici si fanno le mie stesse domande"
"Da una parte ci sono i populisti radicali, che sono contro l'Europa, che rifiutano gli altri. Con loro non si può avere dialogo. E poi ci sono quelli che dubitano dell'Europa, che pongono domande e che spesso non ricevono risposte adeguate. Li definirei europessimisti. Con loro si può e si deve discutere. Si fanno e ci fanno domande che spesso mi faccio anche io", prosegue Juncker, "non conosco il programma dei Cinquestelle, anche perché ho il sospetto che non esista. Ma quando mi rivolgono interrogazioni al Parlamento europeo, capisco le loro domande e cerco volentieri di rispondere come meglio posso", aggiunge Juncker, che a proposito delle elezioni presidenziali francesi afferma: "Spero che vincano le forze pro-Europa in Francia e mi schiero a tutto campo con loro. Non vorrei neppure sminuire il rischio che Le Pen rappresenta, che è serio. Ma credo anche che l'Europa sia più forte dell'estrema destra. L'identità dell'Europa è profonda e viene da molto lontano. Credo che l'Europa avrà la forza di superare questa difficoltà, che durerà forse a lungo ma sarà comunque transitoria".