L'Italia mantiene un grande appeal per gli investitori stranieri, anche se persistono criticità storiche che continuano a contrastare uno sviluppo potenzialmente altissimo. È il dato che emerge dal tavolo organizzato da British American Tobacco a Roma allo spazio Hdrà, in cui politici, imprenditori e ricercatori hanno cercato di fare il punto sulle attuali condizioni di attrattività del sistema Italia per chi vuole investire dall'Estero, evidenziando i settori più urgenti di intervento nel breve e nel medio termine.
Tra gli effetti negativi, riconosciuta all'unanimità, c'è una burocrazia scoraggiante e la mancanza della certezza delle norme, siano esse commerciali o fiscali. Fattori, però, che riescono ancora ad essere compensati da un quadro soddisfacente di incentivi. Bicchiere decisamente mezzo pieno per Ernesto Somma, responsabile incentivi e innovazioni di Invitalia, per il quale "l'Italia è uno dei paesi più attrattivi, se non il più attrattivo in assoluto per quanto riguarda gli investimenti nel digitale, se parliamo di incentivi fiscali. Purtroppo - ha aggiunto - il quadro è svantaggioso in altri fattori, come la burocrazia e la tassazione sul lavoro".
Il sottosegretario leghista alle politiche agricole Franco Manzato ha sottolineato che: "Stiamo attraversando un momento particolare. Il governo ha una grande responsabilità, soprattutto nel settore agroalimentare, dove nella qualità siamo una potenza mondiale. Le esportazioni, negli ultimi anni, sono cresciute anche nei periodi di crisi, ma ora dobbiamo disegnare una strategia per i prossimi 20 anni: ci sono 50 miliardi di risorse comunitarie da impiegare. Cominceremo a studiare una strategia già' dai prossimi giorni. Da maggio queste risorse saranno impiegate. Dobbiamo offrire opportunità sia a livello normativo che fiscale, per chi vuole investire".(
Per Francesco Boccia, deputato Dem della commissione Bilancio, "gli incentivi, per fare investire in Italia, non possono bastare. Serve un quadro solido, un ecosistema favorevole agli incentivi. Lo sforzo maggiore dovrebbe essere prodotto per ridurre il cuneo fiscale in modo stabile, altrimenti questo ecosistema non cambia. Mai come in questo momento, nell'area europea meridionale, l'Italia è stata attrattiva. Mi auguro qualche incentivo in meno e qualche fondo in più".
Andrea De Bertoldi, senatore Fdi della commissione Finanze, ha evidenziato l'importanza di un giusto equilibrio tra investimenti stranieri e interessi nazionali italiani: "Gli investimenti stranieri - ha detto - sono fondamentali, purché la politica sappia governarli. La cosa più importante, inoltre, è intervenire sulla produttività, anche utilizzando la leva fiscale. Dobbiamo facilitare le condizioni di intervento per le aziende straniere, senza pero' perdere di vista l'interesse nazionale".
Alberto Gusmeroli, vicepresidente leghista della commissione Finanze di Montecitorio, è partito invece dagli aspetti più negativi: "Il nostro, purtroppo, è un paese molto burocratizzato, e manca spesso la certezza del diritto e c'e' una tassazione alta che spinge all'evasione. Più che di flat tax - ha osservato passando all'attualità - io parlerei di forte riduzione delle imposte. Questo è uno dei paesi con le potenzialità maggiori al mondo, c'è un'autostrada per gli investitori stranieri".
A livello globale, il vicedirettore dell'area affari internazionali e politica commerciale di Confindustria Marco Felisati, ha portato la propria analisi: "Ci troviamo in una fase foriera di cambiamenti. È in corso un rallentamento del flusso degli investimenti globali, con una sorta di 'ri-regionalizzazione' degli investimenti. È possibile cavalcarla?. Quello che dobbiamo fare noi in Italia- ha aggiunto - è fidelizzare gli investitori, per far in modo che non scappino, senza dimenticare che un paese deve sempre essere attrattivo per nuovi imprenditori. Importante e' attrarre gli investimenti nei settori piu' innovativi, perché va detto - ha concluso - che non tutti gli investimenti sono necessariamente positivi".