Milano - Il 2015 e' stato globalmente positivo per le imprese italiane, soprattutto quelle manifatturiere, che tornano ad aumentare i margini e si confermano la vera spina dorsale del sistema produttivo, ma i livelli pre-crisi del 2007-2008 non sono stati recuperati per tutti.
E' quanto emerge dall'analisi dell'Ufficio studi di Mediobanca sui 'Dati cumulativi' di 2060 imprese italiane industriali e terziarie, la cui prima edizione risale al 1962. Da sottolineare in particolare l'aumento della produttivita', che si traduce in maggiore competitivita', la crescita degli investimenti e la tenuta dell'occupazione; bene le medie e grandi imprese private, e nei settori i contractor di opere pubbliche, l'alimentare, l'automotive, male le imprese pubbliche.
Secondo le cifre, nel 2015 il fatturato complessivo delle imprese e' sceso dell'1,3%, un dato non dissimile dal -1,5% del 2014, con una componente negativa del mercato domestico (-2,2%) e un rallentamento dell'export (+0,5%). Il calo pero' e' attribuibile interamente alle imprese pubbliche (-8,9%), mentre vanno meglio i privati (+0,9% i ricavi) trainati dalla manifattura (+3,4%) e molto bene le imprese di grandi dimensioni (+6%) trainate da Fca. Il terziario segna +1,3%, grazie a trasporti e grande distribuzione.
Notevole la spinta dell'export, con un +4,5% per la manifattura, male le pubbliche (-13,5%), i contractor di grandi opere segnano +25,1% grazie ai cantieri esteri. Se si torna all'anno di picco pre-crisi del 2008 il quadro non cambia: il fatturato da allora e' sceso del 4,2% complessivamente, si salvano medie imprese (+6,9%) e gruppi maggiori (+5,7%). Ancora in luce i grandi contractor (+39%), pelli e cuoio (+37,1%), l'alimentare nelle sue diverse componenti, le utilities locali (+22,9%), i trasporti (+15,6%). L'automotive mette a segno un +12%. Male l'editoria (-38,5%), i prodotti per l'edilizia (-36,9%), impiantistica (-31,8%), petrolio (-28,2%) e tlc (-24,3%). Il 2015 e' andato bene per i margini delle imprese, con un +8,3% totale, +15,7% per la manifattura e le medio-grandi +21,2%. Male pubbliche (-17%) e terziario (-7,4%). Tornando ai livelli pre-crisi del 2007-2008 il totale delle 2060 imprese segna -32% e -19% la manifattura. Tra i settori i margini raddoppiano (+97%) per contractor e cuoio-pelli (+93%), su del 53% per i chimici, bene gli alimentari, le public utilities. Stampa ed editoria segnano invece un calo del 95%. Nell'aggregato gli utili passano da 15,9 a 19 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l'occupazione il 2015 si chiude con un dato pressoche' invariato, ma sei prende come riferimento il 2008 la diminuzione e' stata del 5,3%. A pagare e' la base operaia (-8%), meno gli impiegati (-1,4%). Le imprese manifatturiere tagliano le tute blu (-12,3%), tra le medie imprese impiegati e quadri crescono del 9,6%. Le controllate di imprese estere tagliano nel nostro paese molto di piu' rispetto alle aziende di proprieta' italiana: -18,8% gli operai, -8,6% gli impiegati. Il 2015 e' stato comunque un anno favorevole per la produttivita', aumentata del 6,9%. Il recupero di efficienza (tolto l'incremento dei prezzi alla produzione) e' pari al 6%, detraendo il +2,8% dell'aumento del costo del lavoro si ottiene un recupero di competitivita' pari al 3,2%. Intanto dal 2006 il potere d'acquisto dei salari sale dello 0,6%, con un +4,6% delle imprese pubbliche, dove il costo del lavoro resta superiore del 20% rispetto ai privati. Segnali positivi infine dagli investimenti, saliti del 7,9% sul 2014, con un +4,8% della manifattura e un +26,4% del terziario. (AGI)