Roma - Soldi, soldi soldi. Montagne di dollari in arrivo nelle casse dello Zio Sam con le multe alle aziende, per lo più straniere ma non solo. Gli ultimi casi sono quelli di banche e Case automobilistiche, ma nessuno è mai tranquillissimo sul mercato Usa. Perché le occhiutissime autorità federali (Epa- agenzia per l'ambiente, Sec - vigilanza su banche e mercati, Faa - aviazione, Fda - farmaci, Fsis - alimentari e così via) sono inflessibili e a loro si affianca un sistema giudiziario che prevede class action e cause impossibili altrove come quelle basate su indicazioni 'carenti' nei manuali d'uso di auto o elettrodomestici.
L'anno si è aperto con il patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari da parte di Volkswagen per il dieselgate. La cifra, che sarà pagata al governo, si aggiunge ai 15 miliardi di dollari sborsati lo scorso anno per chiudere le class action dei consumatori americani. L'odissea per la Casa tedesca non è finita, perché ci sono le cause nel resto del mondo.
Un altro miliardo di dollari è in arrivo dalle casse della giapponese Tanaka, per la produzione di air bag difettosi per le auto.
Altri 12,5 miliardi di dollari erano il frutto dell'accordo raggiunto da Credit Suisse e Deutsche Bank per chiudere la partita sui mutui sub-prime e i loro rating.
Nel mirino, adesso, c'è Fca con la contestazione di emissioni irregolari dei diesel con una multa ipotizzata di 4,3 miliardi di dollari, la cui entità potrà cambiare se le parti troveranno un accordo e se verrà provata l'accusa.
Sempre per rimanere alle auto, non dormono sonni tranquilli gli altri produttori che commercializzano veicoli con motori diesel negli Usa: da Bmw a Gm, Land Rover e Mercedes.
Finora, la pena più grossa era stata inflitta a British Petroleum per il disastro del 2011 nel Golfo del Messico della piattaforma Deepwater Horizon. Si è chiusa nell'aprile scorso con una multa da 20 miliardi di dollari di cui 5,5 di sanzioni civili per la Clean Water Act, il resto in risarcimenti.
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