Mancano 111 giorni, ossia poco più di tre mesi, all'addio di Mario Draghi alla Bce. Il 31 ottobre Mr. 'Whatever it takes' lascerà per sempre il suo ufficio al 40esimo piano del Main Building, la nuova sede dell'istituto centrale europeo, passerà il testimone a Christine Lagarde e per lui inzierà un'altra vita. Niente più viaggi a Francoforte, tutte le settimane, dal lunedì al giovedì, come ha fatto per otto anni. Si dividerà tra la sua casa a Roma, ai Parioli, e quella in Umbria, circondato dai suoi libri, vicino ai familiari e con il suo fedele bracco.
Chi lo conosce bene dice che di sicuro Draghi non tornerà in Italia per un incarico politico. Probabilmente si prenderà un periodo di pausa, un anno sabbatico, o qualcosa di simile, durante il quale, come prevede il codice etico della Bce, non potrà ricoprire incarichi nel mondo bancario e finanziario. Comunque non gli mancheranno offerte da parte del mondo accademico per tornare al suo vecchio amore, l'insegnamento, in qualche Università, non necessariamente italiana.
Chi ha lavorato insieme a Draghi non ha dubbi: "In un anno possono succedere tante cose e lui è un uomo di valore, che sa comunicare, sa come far passare un messaggio e non ha etichette politiche. Intanto riprenderà a insegnare, poi tornerà in pista ma non in politica, è più probabile che assuma qualche incarico in Europa, o qualcosa che abbia a che fare col commercio internazionale.
È un uomo pragmatico - spiega la stessa fonte - molto bravo a inventare nuove soluzioni e nuovi scenari. Ricordo - aggiunge - la frase che disse poco dopo essere stato nominato Governatore di Bankitalia: "O si ha la capacità di autoriformarsi, o si viene riformati". Ecco, quella frase lo fotografa in pieno. È un uomo capace di rinnovarsi".
L'insegnamento è un vecchio pallino di Draghi, che è sempre stato attratto dalla formazione dei giovani. A strapparlo alla cattedra nel 1991 fu Guido Carli che lo nominò direttore generale del Tesoro su consiglio di Carlo Azeglio Ciampi, all'epoca governatore della Banca d'Italia. Da quella poltrona è iniziata la sua sfolgorante carriera: dopo il Tesoro, ci sono state le relazioni istituzionali a Goldman Sachs, poi i sei anni alla guida di Bankitalia, nominato da Silvio Berlusconi al posto di Antonio Fazio. E dal giugno 2011 a oggi, gli otto anni alla Bce.
Per il dopo Bce c'è anche chi ha ipotizzato una staffetta con Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale. Lei a Francoforte e Draghi a capo del Fmi, a Washington, ma per ora si tratta solo solo voci non confermate. Di sicuro c'è che Draghi ha gradito la nomina di Madame Lagarde, perchè questa elegante signora della finanza internazionale rappresenta un chiaro segno di continuità con la sua politica monetaria accomodante. Lagarde è una 'colomba' che, tra l'altro, ha già fatto capire che prenderà le sue decisioni per 'consenso' e cioè condividendole con gli altri membri del Consiglio dei Governatori, il direttivo dove si compiono le scelte di politica monetaria.
In questi tre mesi e mezzo che gli restano da passare in Bce, Draghi, pur essendo agli sgoccioli del suo mandato agirà nel pieno delle sue funzioni, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per rimettere in moto l'economia europea, che sta rallentando, e per prevenire l'accendersi di una nuova crisi, riutilizzando, se necessario, il 'bazooka', ovvero l'arma 'nucleare' del Qe.
Per farlo potrà utilizzare al meglio le tre riunioni del consiglio direttivo, l'organismo che riunisce tutti i Governatori delle banche centrali dell'Eurozona e in cui si decidono le misure ordinarie e straordinarie di politica monetaria. In pratica per chiudere in bellezza il suo mandato ha a sua disposizione tre tappe: il direttivo del 25 luglio, tra 20 giorni, quello del 25 settembre e quello del 24 ottobre, che si terrà meno di una settimana dalla sua uscita di scena. A luglio, inoltre, modificherà la forward guidance, cioè le linee guida dell'istituto, per consentire alla Bce, a settembre, se necessario, di ripristinare il Qe, il piano di acquisto di bond.
Anche i due falchi, il tedesco Jens Weidmann e l'olandese, Klaas Knot, preoccupati per il rallentamento delle loro economie, si sono allineati e lo lasceranno fare. Inoltre a settembre Draghi potrebbe tagliare di poco, cioè di 10 o 20 punti base, i tassi di deposito, che sono già negativi. Inoltre, sempre a settembre, l'Eurotower farà ripartire il terzo round di Tltro, le operazioni di rifinanziamento a lungo termine, una ogni tre mesi da settembre 2019 a marzo 2021, che avranno lo stesso pricing del 2016, cioè tassi ultra-agevolati per i prestiti delle banche a consumatori e imprese.
Tuttavia l'operazione più importante che Draghi e i suoi colleghi del direttivo dovranno valutare se fare a settembre è il ripristino del Qe. Tutto dipenderà dall'andamento dell'inflazione. Se i prezzi in Europa continueranno a scendere Draghi metterà di nuovo in campo il bazooka. Tuttavia per farlo, cioè per riprendere ad acquistare titoli di Stato e corporate, Draghi avrà bisogno di modificare alcuni limiti del precedente piano di acquisti. Nella precedente versione del Qe era previsto un limite fino al 33% della quantità di titoli di Stato acquistabili dalla Bce relativamente al singolo Paese emittente.
Inoltre in quella versione è anche previsto un limite del 25% degli acquisti della Bce sulle singole emissioni. Per consentire più spazio di manovra per acquistare altri titoli di Stato il limite del 33%, riferito ai titoli con vita residua da 1 e 30 anni, dovrebbe essere alzato anche oltre il 50%. Per farlo però i tecnici della Bce dovranno trovare un artifizio giuridico per impedire l'esercizio delle clausole di azione collettiva, rendendo più agevole la ristrutturazione del debito.
Prudenzialmente Goldman Sachs stima che il controvalore dei titoli acquistabili dalla Bce nel Qe2 dovrebbe essere di poco più di 400 miliardi di euro, tenendo fisso al 33% il limite di acquisto. Nel caso invece in cui questo tetto fosse rialzato intorno al 50% la potenza di fuoco del bazooka sarebbe quasi quadruplicata, raggiungendo i 1.500 miliardi di euro. Tuttavia per capirne di più non si dovrà guardare alla riunione di luglio ma semmai a quella di settembre. E in vista di quel vertice il tradizionale appuntamento di Jackson Hole negli Usa del 22-24 agosto, potrebbe essere una tappa intermedia importante, dalla quale potrebbero emergere le future mosse della Bce, le ultime di Draghi, prima del grande addio di fine ottobre.