Fmi, minaccia Brexit sulla ripresa mondiale

L'Italia cresce meno del previsto (+1% il Pil 2016), pesano le sofferenze bancarie - Ocse, in Italia cuneo fiscale sale al 49%

Fmi, minaccia Brexit sulla ripresa mondiale
 Lagarde

Washington - Nuvole sempre più nere si addensano sull'economia mondiale che rischia di precipitare in una "stagnazione secolare". L'allarme è del Fondo monetario internazionale che nel suo rapporto di primavera taglia le previsioni di crescita e invita i Governi a preparare "piani di emergenza" per fronteggiare eventuali nuovi shock. A partire dalla possibilità che il referendum del 23 giugno sancisca l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. La Brexit, avvertono gli economisti di Washington, provocherebbe "un grave danno regionale e globale mettendo a rischio relazioni commerciali costituite".

A fare le spese della sforbiciata alle stime è ovviamente anche l'Italia su cui grava in particolare il peso delle sofferenze bancarie. La crescita, secondo l'Fmi, dovrebbe fermarsi all'1% nel 2016, contro l'1,3% stimato a gennaio, e all'1,1% nel 2017, contro l'1,2% precedentemente indicato. Numeri inferiori a quelli pubblicati nel Def varato dal Governo venerdì scorso, che punta su un incremento del Pil dell'1,2% per quest'anno. Sul fronte del disavanzo, il Fondo monetario prevede un deficit/Pil al 2,7% nel 2016, in calo all'1,6% nel 2017. Il pareggio del bilancio strutturale è atteso nel 2021. Il debito è stimato al 133% del Pil nel 2016, al 131,7% nel 2017 e al 121,6% nel 2021. Per sostenere la crescita e creare lavoro, sottolinea Gian Maria Milesi-Ferretti, vice direttore delle ricerche del Fondo monetario internazionale, l'Italia "dovrebbe ridurre il cuneo fiscale e le tasse distorsive. Quando i margini della politica tradizionale sono limitati, spiega, "questa è da sempre una strada da seguire - per sostenere la crescita".



Ocse, in Italia cuneo fiscale sale al 49%


A livello globale il Fondo prevede che la l'aumento del Pil mondiale si attesterà quest'anno al 3,2%, contro il 3,4% della previsione pubblicata a gennaio, per poi salire del 3,5% nel 2017, a fronte della precedente stima del 3,6%. Numeri insufficienti. La crescita, rileva il capo economista del Fondo, Maurice Obstfeld, "continua ma ad un ritmo sempre più insoddisfacente, lasciando il mondo più esposto a rischi al ribasso: la crescita è troppo lenta da troppo tempo". La revisione al ribasso delle stime", aggiunge, "riflette un generale rallentamento in tutti i gruppi di paesi" e "sviluppi positivi appaiono ora meno probabili". Il Pil Usa è stato rivisto al ribasso dello 0,2% nel 2016 a +2,4% e dello 0,1% nel 2017 a +2,5%. Nell'area euro, la stima è stata tagliata all'1,5% per il 2016 e all'1,6% per il 2017, rispetto all'1,7% precedentemente indicato per entrambi gli anni. Gli economisti di Washington prevedono inoltre una contrazione del Pil in Russia pari all'1,8% quest'anno (-0,8%), mentre per la Cina, praticamente unica al mondo, le prospettive sono migliorate, con il Pil rivisto al rialzo dello 0,2% sia quest'anno sia nel 2017, rispettivamente a +6,5% e +6,2%.

Il peggioramento delle prospettive economiche globali impone "una immediata vigorosa risposta", insiste l'istituzione di Washington, e "non c'è più molto margine di errore". In questo contesto, i governi "devono concentrarsi su due compiti" precisa Obstfeld: il primo è "il rafforzamento della crescita", importante in sè ma anche come antidoto contro rischi al ribasso; il secondo è "preparare piani di emergenza". Promossa è la politica monetaria della Bce che, dice il Fondo, "deve continuare a segnalare con forza la sua volontà di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione fino a che non sarà raggiunto l'obiettivo di stabilità dei prezzi". Mentre sull'Europa grava anche "la catastrofe umanitaria" dei migranti che, dicono a Washington, sta minando l'essenza stessa dell'Unione europea. (AGI)