(AGI) - Parigi, 12 set. - La produzione petrolifera dei paesi estranei all'Opec (in particolare Usa, Norvegia e Kazakhstan) e' attesa in crescita nel 2017. E' la nuova stima contenuta nel bollettino mensile dell'Opec, che ribalta il quadro dipinto in precedenza dal cartello, che aveva invece previsto per l'anno prossimo un calo dell'output extra Opec pari a 150 mila barili al giorno, laddove si punta ora su un'espansione di 250 mila barili al giorno. "Cio e' dovuto principalmente a una contrazione minore delle attese del tight oil statunitense e una performance migliore del previsto in Norvegia, cosi' come all'apertura anticipata del giacimento di Kashagan in Kazakhstan
Per quanto riguarda il 2016, la produzione non Opec, il bollettino stima una flessione di 610 mila barili al giorno, inferiore a quanto previsto in precedenza. Senza fornire stime sulla produzione dei propri 14 aderenti, il cartello attende infine per il 2016 una crescita della domanda di petrolio pari a 1,23 milioni di barili al giorno seguita da un'ulteriore incremento nel 2017. "Il principale fulcro della crescita della domanda l'anno prossimo continuera' a essere rappresentato da India, Cina e Usa", puntualizza il bollettino.
I paesi dell'Opec si riuniranno ad Algeri a fine mese insieme a delegati russi per studiare un congelamento della produzione che risollevi i prezzi dal tracollo degli ultimi due anni. Alla luce del rafforzamento della sintonia tra la Russia e l'Arabia Saudita, leader di fatto dell'Opec, le possibilita' di un'intesa dipenderanno dall'atteggiamento dell'Iran, che, reduce dal ritiro delle sanzioni, non intende porre tetti prima di tornare ai livelli produttivi precedenti le restrizioni economiche, livelli che, numeri alla mano, sarebbero gia' stati raggiunti nei mesi scorsi. Va pero' sottolineato che, nel frattempo, a pompare piu' greggio possibile per non perdere quote di mercato, erano state soprattutto Riad e Mosca, quest'ultima in reazione all'iniziativa saudita. Era infatti stato il Regno, nel vertice del novembre 2014, a innescare il tracollo delle quotazioni decidendo di mantenere la produzione invariata nonostante l'abbondante offerta allo scopo di frenare l'espansione del thight oil americano, che ha, da parte sua, dimostrato un'efficienza e una capacita' di resistenza ai prezzi bassi che in pochi avevano previsto. (AGI)
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