L'instabilità della Libia è una fonte di preoccupazione per l'Eni, come "tutte le situazioni geopolitiche che creano incertezza perché noi lavoriamo su investimenti a lungo termine": ma, "il grosso della nostra attività è offshore, a centinaia di chilometri dalla costa, e questo ci garantisce una certa tranquillita'".
Come ha spiegato a Bruxelles l'amministratore delegato del gruppo energetico Claudio Descalzi, "la prima preoccupazione è per le persone e in questo caso il personale e' tutto libico: siamo lì da tantissimo tempo, lavoriamo con una joint venture e i dipendenti sono a casa loro. In questi sei anni non ci sono stati incidenti". Secondo Descalzi, che ha parlato con i giornalisti a margine di una conferenza sulle relazioni fra Ue e Africa organizzata da Eni e Politico, "la Libia deve essere aiutata a trovare uno sviluppo, la crescita, il lavoro, e i libici devono essere aiutati, non divisi, attraverso il dialogo".
"Nell'ultimo periodo - ha aggiunto - si è fatto un passo avanti: non si era mai parlato di possibili elezioni e ora, anche se il percorso e' probabilmente ancora lungo, sentir parlare di elezioni è estremamente positivo perché significa che c'è un dialogo fra le diverse componenti, che non sono solo est, ovest, nord o sud, ma anche un sistema tribale che è stato probabilmente sottovalutato da chi ha fatto esplodere la Libia e che adesso deve ricomporsi".