All'Università Cattolica di Milano "si sono formati il pensiero e la filosofia che poi hanno costituito la macchina operativa dell'Eni". Due sono i nomi che incarnano questo concetto di braccio-mente, da un lato Marcello Boldrini, che ha "elaborato la parte filosofica-culturale", dall'altro l'uomo simbolo dell'azienda, Enrico Mattei, che ha trasformato "tutto in azione". A richiamare le origini del Cane a sei zampe è stato l'amministratore delegato della società, Claudio Descalzi, all'incontro 'Eni e Università Cattolica. Un'alleanza per lo sviluppo dei popoli svoltosi proprio nell'Aula Magna dell'Ateneo dove insegnò Boldini, docente di Statistica all'Università Cattolica e per quasi un ventennio fu una figura di vertice della compagnia petrolifera.
"Vorrei rendere obbligatoria in azienda la conoscenza di Boldrini, di cui si sa poco", ha detto scherzosamente Descalzi, ma fino a un certo punto, perchè "quando scopri da dove vieni, chi sei, dove si radicano le tue origini, si crea un'amalgama incredibile", soprattutto quando si è consapevoli che "siamo diversi" e che questo carattere distintivo si deve a personaggi che "hanno segnato la storia della società". Una diversità messa in luce dallo stesso rettore dell'Università, Franco Anelli, per il quale in effetti "l'Eni è una realtà che ha una sua cultura particolare e che si è intrecciata con la storia dell'Italia del secondo dopoguerra, distinguendosi per l'originalità della sua azione".
Una diversità che Descalzi sintetizza nel concetto del 'dual flag': "nei paesi in cui lavoriamo issiamo la doppia bandiera, quella di Eni e quella della nazione che ci ospita", perchè "non dobbiamo dimenticarci mai che dove noi andiamo non è casa nostra e le risorse appartengono alle popolazioni locali". E allora, se è ovvio che "ci muoviamo per fare profitti, visto che non amministriamo soldi nostri e ci sono le giuste aspettative dei nostri investitori, è altrettanto ovvio che noi puntiamo a massimizzare il valore nel lungo termine con investimenti che nel corso degli anni diventano credibili", per cui "entri a far parte della comunità che ti accoglie e crei una continuità di azione che sono i pilastri alla base stessa della protezione del tuo investimento".
In quest'ottica l'amministratore delegato dell'Eni ha citato gli esempi dell'approccio della compagnia in Congo e Nigeria, dove sono stati investiti due miliardi di euro per produrre energia in Africa, o l'impegno per progetti agricoli nel Delta del Niger che ha portato a regime all'occupazione di 600 mila persone nel comparto.