"L'industria può avviare nuovi bacini di produzione, anche super giacimenti, nel vicino futuro e rendere perfino il deep water profittevole a 50 dollari al barile". Lo ha sottolineato Luca Bertelli, Chief Exploration Officer di Eni, durante la CeraWeek di Ihs Markit, la mega conferenza dell'energia che ogni anno richiama a Houston i big del settore.
"La vera esplorazione non è affatto finita", ha rimarcato Bertelli, sottolineando come a fare la differenza siano "le persone, i processi e le tecnologie", compreso il cruciale Hpc4, il sistema di supercalcolo più potente al mondo, sviluppato con competenze interne e poco outsourcing. La strategia 'Dual Exploration Model' di Eni, basata sulla scoperta di giacimenti affiancata alla monetizzazione anticipata, ottenuta attraverso la vendita di quote di minoranza, ha garantito un time-to-market rapido.
Il giacimento super-gigante offshore di Zohr, in Egitto, rappresenta “un record mondiale in termini di time-to-market”, ha ricordato Bertelli, perché scoperto nell’agosto del 2015 ha avviato la produzione dopo solo 28 mesi.
“L’esplorazione ha consentito di realizzare un enorme valore per la nostra società e per i nostri azionisti negli ultimi 10 anni”, ha rimarcato il manager Eni. Tra il 2014 e il 2017 il gruppo petrolifero italiano ha incassato 9 miliardi di dollari dalle attività di esplorazione, concentrate sulle risorse energiche convenzionali del mondo.
“Nel nostro modello la creazione di valore inizia dall’esplorazione convenzionale dalla trivellazione e riteniamo che per l’industria vi siano ancora un’ampia gamma di opportunità. Accorciare i tempi del ciclo e l’efficienza dell’upstream attraverso la digitalizzazione e l’automazione di alcuni dei nostri processi – ha concluso - è la chiave per abbassare la soglia di redditività dei nostri progetti”.