(AGI) - Roma, 4 lug. - E' efficiente, costa dieci volte meno e, soprattutto, e' estremamente pulita, dal momento che per funzionare non utilizza metalli rari, ma composti organici facilmente realizzabili. Sono queste le principali caratteristiche della nuova batteria a flusso messa a punto dal gruppo di Michael Aziz, ricercatore della Harvard University che e' arrivato oggi pomeriggio a Tor Vergata. La scelta dell'ateneo romano non e' un caso. Sara' infatti 'Green energy storage', una start up nata in collaborazione tra la seconda universita' capitolina e la Fondazione Bruno Kessler, a costruire e commercializzare il prototipo industriale di questa batteria. Green energy store e' per la commercializzazione del brevetto di Harvard. 'Green energy storage' e' guidata da Salvatore Pinto e nel suo board c'e' anche Emilio Sassone Corsi, che accompagna Aziz in questo suo viaggio italiano che lo vedra' oggi a Roma e nei prossimi giorni a Trento. -"La vera innovazione introdotta da questa nostra batteria - ha detto Aziz all'Agi - e' il fatto che siamo riusciti a costruire un sistema di accumulazione dell'energia elettriche che e' in grado di mantenere per tempi relativamente lunghi, la capacita' di restituzione dell'energia''. Le batterie a flusso, come quella messa a punto dal team americano e sviluppata in Italia, sembrano essere la chiave di volta verso la transizione ad una economia meno dipendente dal petrolio. Le batterie permetterebbero infatti di ampliare la possibilita' di produzione di energia per mezzo delle fonti rinnovabili perche' favorirebbero l'accumulazione della energia nei momenti di picco e il lento e costante rilascio quando invece le centrali eoliche o solari non stanno lavorando. "Come sapete - ha spiegato Aziz, il problema principale delle fonti rinnovabili e' legato alla loro incostanza nel tempo e alla loro variabilita' tra il giorno e la notte. Questo non le rende cosi' immediatamente utilizzabili perche' non sempre l'energia viene prodotta quando invece ce ne e' bisogno. Ecco che allora avere un sistema che consenta di immagazzinare l'energia prodotta nei momenti di picco e in eccesso e di rilasciarla quando serve, permetterebbe di supplire a questo inconveniente''. Nel mondo sono diversi i sistemi che puntano sulle batterie per accumulare energia, ma gli alti costi di produzione e di gestione, rendono fino ad oggi poco sviluppato il settore. Oggi, ad essere impiegate sono le batterie che funzionano con ioni di metalli rari come il litio o il vanadio. La grande intuizione del ricercatore americano e' quella di aver utilizzato una molecola organica, completamente biodegradabile, per sostituire questi elementi costosissimi e, soprattutto, di difficile smaltimento. Al posto del litio nelle batterie troverete i chinoni, molecole a base di carbonio che fanno parte di numerosi processi biologici come la fotosintesi o il metabolismo cellulare, con un enorme vantaggio in termini economici ed ambientali. "Pensiamo - ha detto Sassone Corsi - di avere gia' per settembre un primo prototipo scale up della batteria e di riuscire sin da subito a commercializzarla non solo in Italia, ma anche nel resto dell'Europa, area per la quale abbiamo ottenuto la licenza esclusiva''. Alla messa a punto del prototipo collabora anche la Fondazione Bruno Kessler, di Trento che, con Green Energy Storage, realizzera' un progetto per conto della Provincia Autonoma di Trento e che partecipera' anche a un secondo progetto che prevede lo sviluppo di una rete di batterie a flusso. "A conti fatti - conclude Sassone - i costi delle nuove batterie dovrebbero essere dell'ordine dei 200 euro per chilowatt di capacita', dieci volte meno dei costi attuali''. (AGI)
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