La salita dei prezzi del petrolio non rappresenta un fattore speculativo ma è guidata dai fondamentali, ossia dalla domanda e dall'offerta. A spiegarlo, a margine dei lavori del Wef a Davos, è l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, conversando con i giornalisti. Descalzi ha ricordato che "nel 2015 è stato toccato il minimo, eravamo a 43 dollari e siamo arrivati a superare i 60 e quest'anno hanno toccato i 70 dollari ma non credo che si manterranno a questo livello".
Ad ogni modo, il manager ha osservato che sono i "fondamentali" a guidare l'andamento dei prezzi: "Per la prima volta nel 2017 l'offerta è stata inferiore, in media di 500 mila barili al giorno, non ha cioè retto alla domanda, mentre basti pensare che fino a due anni fa c'era un eccesso di 1,5-1,8 milioni. Questo ha fatto sì che nel 2017 le scorte globali che erano arrivate a oltre 3 miliardi sono ora a 2,9 miliardi: quindi in un anno, a gennaio rispetto a gennaio scorso, sono scese di più di 160 milioni e si pensa che lo stesso succeda anche quest'anno. Così, man mano le scorte si avvicineranno alla media degli ultimi cinque anni e quindi alla normalità. Questo vuol dire che i fondamentali stanno guidando questa salita, che non è di natura speculativa".
Secondo Descalzi, il prezzo del petrolio comunque "non arriverà a livelli altissimi", ha ribadito, ricordando che gli analisti prevedono una media tra i 60 e i 65 dollari. "I fattori importanti - ha sottolineato Descalzi - è che l'Opec ha confermato i tagli e abbiamo una domanda che cresce al giorno tra 1,3 a 1,5 milioni di barili al giorno". Quindi, ha proseguito, "il 2018 sarà un anno in cui si asciugheranno ulteriormente le riserve e si arriverà a un livello che sarà la normalità'". A quel punto, ha proseguito, "a livello mondiale bisognerà andare avanti negli investimenti perché se non si investe si potrebbe andare a un deficit dell'offerta rispetto alla domanda, e ciò comporterebbe un aumento dei costi e dei prezzi. Cosa che nessuno vuole, come nessuno vuole arrivare ai 90-100 dollari".
Attualmente, ha osservato l'ad di Eni, "l'Opec sta facendo molto per la stabilizzazione dei prezzi e si pensa che tra i 65 e i 75 potrebbe andare bene sia per consumatori sia per gli investitori che devono far fronte agli investimenti". Ma allo stesso tempo è "difficile arrivare ad una stabilizzazione perché ci sono tante variabili anche se - ha sottolineato - la cosa importante è che la speculazione finanziaria incide molto meno sull'andamento dei prezzi rispetto a tre anni fa".