(AGI) - Pechino, 8 giu. - Si interrompe la striscia positiva di importazioni di greggio cinesi a maggio, con un calo del 4,3% rispetto al mese precedente, pari a 7,62 milioni di barili al giorno, e ai valori piu' bassi degli ultimi quattro mesi. Il dato e' stato diffuso dall'Amministrazione Generale delle Dogane cinese, secondo cui in calo di un terzo rispetto ai valori di aprile scorso sono anche le esportazioni di lavorati del petrolio, a quota 810mila tonnellate. In totale, pero', nei primi cinque mesi dell'anno, le importazioni hanno subito un balzo del 16,5% rispetto ai volumi registrati nel 2015, a quota 155,9 milioni di tonnellate.
Una parte importante di questo balzo e' dovuta soprattutto alla fine delle restrizioni sul trading di greggio per le raffinerie indipendenti, le cosiddette "teapot", circa il 70% delle quali sono collocate nella provincia orientale cinese dello Shandong. La liberalizzazione delle quote di importazione ha portato nuovo ossigeno a questo mondo fatto di piccole raffinerie che non rispondono ai grandi nomi del greggio cinese: Cnpc, Sinopec, Cnooc e Sinochem.
Fino al 2015, secondo un'inchiesta condotta da Platts, piattaforma per le analisi di mercato delle commodities sviluppata da McGraw Hill Financial, contavano per circa cinquantamila barili al giorno, ma oggi la quota e' gia' aumentata toccando i settantamila barili al giorno. In prospettiva, i risultati possono essere ancora piu' importanti: le raffinerie indipendenti cinesi sono in grado di lavorare, a pieno regime, fino a 4,5 milioni di barili al giorno, un ammontare equivalente al 30% del fabbisogno cinese. Ad aprile, le raffinerie cinesi, comprese quelle gestite dai gruppi statali del greggio, hanno lavorato 44,7 milioni di barili di greggio, in gran parte di petrolio importato, mentre la produzione di greggio interna ha segnato i minimi degli ultimi 14 mesi.
Le importazioni di greggio hanno acquisito un'importanza crescente per Pechino che, negli ultimi mesi, ha approfittato dei bassi prezzi sui mercati per accumulare riserve strategiche, con vantaggi anche per i piccoli gruppi del greggio. Con la lenta ripresa dei prezzi e il Brent che oggi viaggia intorno ai 52 dollari al barile, il governo cinese ha deciso di aumentare per la quarta volta da inizio 2016 il prezzo di benzina e gasolio. Pechino aveva modificato il meccanismo di calcolo dei prezzi dei carburanti nei mesi scorsi proprio in seguito al deprezzamento del petrolio iniziato a meta' 2014 e dopo i continui adeguamenti al ribasso del prezzo dei carburanti dello scorso anno, alla media di uno al mese. (AGI)
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