Doha - Si e' concluso in un nulla di fatto il summit di Doha per tentare di trovare un accordo sulla produzione di petrolio tra Paesi Opec e non membri del cartello. Lo ha annunciato il ministro del Petrolio del Qatar che ospitava l'incontro. L'obiettivo era non tanto quello di tagliare la produzione ma almeno di congelarla ai livelli di gennaio come era previsto da un'intesa provvisoria raggiunta a febbraio. I veti incrociati, soprattutto tra Arabia Saudita e Iran, non hanno permesso di trovare l'intesa che avrebbe permesso di sostenere il rilazo delle quotazioni (scese di oltre il 50% negli ultimi mesi) e di interrompere la spirale ribassista che sta mettendo in crisi le economie di tutti quei Paesi che negli ultimi decenni sono cresciuti soprattutto grazie alle esportazioni. Ora se ne riparlerà a giugno e in questi due mesi ogni Paese potrà regolarsi come ritiene. Probabile quindi che permanga l'eccesso di offerta stimata in 1-2 milioni di barili al giorno a livello globale, con la Russia e l'Arabia Saudita che stanno producendo a livelli da record con l'intento di mettere in difficoltà gli operatori americani di shale oil.
L'Iran aveva cercato di ottenere una deroga al congelamento dei prezzi invocando il fatto che, dopo la fine dell'embargo, avrebbe bisogno di riportare la produzione di petrolio al periodo precedente le sanzioni per rilanciare la sua economia. Il ministro del Petrolio, Bijan Zaganeh, che ha inviato un suo rappresentante a Doha, ha ribadito che Teheran non congelerà la produzione finchè la repubblica islamica non sarà tornato ai livelli produttivi precedenti alle sanzioni internazionali del 2011 e da parte sua Riad si è opposta a qualsiasi deroga. (AGI)