Bruxelles - Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha richiamato le banche italiane al rispetto delle nuove regole europee sui salvataggi, che prevedono il coinvolgimento degli azionisti e degli obbligazionisti (il cosiddetto "bail in") per tutelare i contribuenti. "Fino al primo gennaio si potevano sostenere le banche con il denaro proveniente dai contribuenti - ha detto all'Aja, rispondendo alla domanda di un giornalista della televisione pubblica olandese Nos - ma ora questa possibilita' e' stata limitata e non vogliamo tornare indietro".
A stretto giro è arrivata la replica del direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini: l'attuale sistema europeo e' troppo concentrato sulla regolazione delle banche che si muove a livello micro e poco sulla crescita: e se Basilea 3 passera' come e' stata proposta ci saranno piu' problemi all'erogazione del credito, ha affermato Sabatini, nel corso del suo intervento alla presentazione del Global Outlook dello Iai (Istituto Affari Internazionali). "Oggi - ha spiegato - siamo ossessionati da una regolamentazione e da una vigilanza sempre piu' puntigliosa, che si muove a un livello micro, sul singolo intermediario e quindi non valuta l'impatto macro, in termini di crescita. E se Basilea 3 passera' come proposta creera' piu' problemi all'erogazione del credito". Succede infatti che "la Bce inonda il mercato di liquidita', poi la regolazione strozza i canali in cui questo credito deve confluire". "Si evidenzia - ha proseguito il direttore generale dell'Abi - la debolezza dell'Ue di puntare sull'obiettivo prioritario della crescita e dell'occupazione. Il settore bancario europeo ha fatto degli sforzi importanti per ricapitalizzarsi ma ora occorre la focalizzazione sull'obiettivo della crescita. E' necessaria una minore microregolamentazione prudenziale".
Sabatini: "I fondamentali dell'Italia e della banche italiane sono i meno esposti rispetto al rischio Brexit". "Cosa cambia dopo il referendum del 23 giugno? Per i mercati sembra che per l'Italia sia cambiato tutto. L'esposizione del settore bancario italiano verso le istituzioni finanziarie e private della Gran Bretagna e' assolutamente limitata e inferiore rispetto a Germani, Francia e Spagna ma nel sentore dei mercati non e' cosi. Sembra come se l'Italia dopo il voto sia stata travolta da un problema gravissimo". Secondo Sabatini il problema , "che c'era anche prima della Brexit, si chiama crediti deteriorati. Grazie all'intervento del governo questo problema vedeva oggi una cassetta degli attrezzi abbastanza fornita ma i mercati la pensano diversamente. In realta non e' successo niente o poco. Il problema - ha concluso - e' che di fronte alla crisi o agli shock l'Europa risponde in modo balbettante, incerto e non coordinato. Non abbiamo imparato dalle crisi precedenti, come la Grecia e Cipro o il problema dei migranti che non trova adeguata risposta. Non si leggono nemmeno segnali politici come l'Austria". (AGI)