Di Maio assicura che non ci sarà alcun condono. Savona dice che può servire. Ma cos'è un condono?

In diretta Facebook il vicepremier spiega che non è nella filosofia del Movimento. Ma Savona ieri a Bruxelles aveva detto che per finanziare la Fornero, era necessario farlo "turandosi il naso". Breve storia dei condoni, da Adriano a Berlusconi

Di Maio assicura che non ci sarà alcun condono. Savona dice che può servire. Ma cos'è un condono?
  Foto: AGF
  Luigi Di Maio

“Non ci sarà nessun condono, lo voglio dire chiaramente perché noi non avremmo mai votato nessun condono”, A dirlo, in diretta Facebook dopo la presentazione a Palazzo Chigi della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, è il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio. “Certo, lo voglio dire chiaramente, ci sono tanti imprenditori, tanti commercianti, tanti artigiani, tante famiglie che sono in difficoltà e sono finiti nelle grinfie di Equitalia. Quelli che non sono riusciti a pagare una tassa di 500 euro e si sono trovati tra more e agi anche a 5 mila 6 mila 7 mia euro".

"A quelle persone dobbiamo dire va bene, non ci paghi gli agi, le more, ma ci paghi quello che ci dovevi, senza dover arrivare a queste cifre assurde”.

Il ministro dello Sviluppo ha risposto indirettamente a quello che ieri il ministro per gli Affari europei Paolo Savona, che in un incontro con i deputati italiani all'Europarlamento, aveva detto: “Se si fa il condono fiscale, turiamoci il naso, ma siamo in grado di finanziare operazioni importanti, come l'intera Fornero. “”L’ abbiamo chiamata Pace Fiscale", ha aggiunto Savona. La revisione della legge Fornero "è stata decisa perché siamo sufficientemente convinti che avrà un moltiplicatore dell'occupazione" in base al quale "ogni pensionato che va via trascinerà due giovani nel sistema".

Cos'è un condono fiscale? E perché chi governa lo fa?

Ma cos’è un condono? In diritto si definisce condono un provvedimento emanato dal legislatore tramite il quale i cittadini possono ottenere l’annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione amministrativa.

Generalmente un governo lo fa per stipulare una sorta di ‘pace fiscale’ con i contribuenti, motivata da un lato dalla voglia di ottenere consenso, dall’altro per assicurarsi una somma extra gettito per finanziare alcune spese pubbliche (come il caso della riforma Fornero nell’ipotesi di Savona). Il condono fiscale, in particolare, sana gli illeciti e le irregolarità dei contribuenti e riguarda soprattutto le dichiarazioni errate dei redditi, le more, gli agi e gli interessi di cui parla il ministro Di Maio.

Il sito Fisco Oggi  racconta che il più grande condono della storia fu quello dell’imperatore Adriano (118 d.C.) che “con un solo ma irresistibile atto di generosa contabilità, l'imperatore delle lettere cancellò tutti i debiti fiscali dei contribuenti romani registrati all'interno di un confine temporale di ben sedici anni”. Tra giubilo dei sudditi, l’imperatore siglò un perdono fiscale che costò alle casse dello stato romano oltre 900 milioni di sesterzi. E “occupa nella storia della contabilità europea il gradino più alto nella classifica degli atti perdonali realizzati sul terreno tributario, tanto per l'estensione, nessuno ne fu escluso, quanto per l'ammontare del beneficio finanziario che produsse nei riguardi dei cittadini”.

Nella storia dell’Italia repubblicana finora se ne contano 7, con una media di uno ogni 8-9 anni. Tre in 20 anni tra prima e seconda repubblica, che secondo alcune analisi si sono rivelati una spinta ulteriore all'evasione (Il Sole 24 Ore). L’ultimo lo fece Berlusconi (2009), e, per quanto il governo non voglia definirlo un condono ma un gesto di ‘pace fiscale’, cercando di allontanarlo da quello che è stato fatto finora, il meccanismo è quello già consolidato dai governi Rumor, Spadolini, Crazi, Adreotti, Dini e Berlusconi appunto. Nove anni dopo se ne ridiscute, magari con altri termini e altre modalità, ma con la stessa filosofia di fondo: pacificazione tra fisco e contribuenti al fine di ottenere consensi elettorali e nella speranza di garantirsi delle somme in più in bilancio. 



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