Deutsche Bank verso intesa con Usa, vola in borsa
La maxi-multa da 14 miliardi di dollari potrebbe scendere a 5,4

Roma - L'annuncio della maxi-multa Usa l'ha trascinata nella tempesta, ma Deutsche Bank avrebbe raggiunto un'intesa per il patteggiamento con il Dipartimento di Giustizia Usa nell'ambito del contenzioso per la vendita fraudolenta di mutui subprime prima dello scoppio della crisi del 2008. Un accordo che potrebbe essere annunciato già nel weekend e che consentirebbe al colosso bancario, finito nella bufera per la terza volta quest'anno, di vedersi più che dimezzata la multa da 14 a 5,4 miliardi di dollari. I mercati giudicano precarie le condizioni finanziarie dell'istituto.
A preoccupare gli investitori è il rischio di tenuta della banca dopo che una decina di hedge fund ieri hanno spostato i propri asset presso altre banche per ridurre la loro esposizione. Tra gli hedge fund che hanno fatto marcia indietro ci sono Millennium Partners, Capula Investment e Rokos Capital Management, anche se Deutsche Bank ha replicato che almeno altri 800 clienti del settore hanno fiducia nelle sua "stabile posizione finanziaria". Dietro i timori diffusi c'è appunto la maxi-multa Usa e la riluttanza del governo di Berlino a sostenerla.
Ma non solo. Appare infatti sempre più probabile la necessità di un aumento di capitale o di aiuti di stato, interventi che in entrambi i casi comporteranno una diluizione dell'azionariato. In avvio di giornata il titolo del colosso bancario era crollato in borsa affondando i listini del Vecchio Continente, salvo poi invertire la rotta a metà giornata sulla scia delle voci del patteggiamento. Le azioni Deutsche, dopo aver perso oltre il 9%, sono arrivate a guadagnare in chiusura il6,4% a 11,57 dollari ad azione.
"Non c'è nessuna base" per le attuali speculazioni su Deutsche Bank, ha scritto l'amministratore delegato della banca, John Cyran, in una lettera ai dipendenti. "La nostra banca - ha spiegato Cyran - è diventata oggetto di pesanti speculazioni. Il nostro lavoro - prosegue - è di far sì che le distorte percezioni dall'esterno non influenzino ancora di più le nostre attività. Ci sono delle forze di mercato che vogliono indebolire la fiducia nei nostri confronti. Perfino l'incertezza sul risultato delle azioni legali negli Usa non giustificano l'attuale declino delle nostre azioni". "Mai negli ultimi 20 anni - ha proseguito - la nostra banca è stata così sicura come oggi per quanto riguarda il bilancio. Con riserve superiori a 215 miliardi di euro la banca ha un cuscinetto di capitale molto ampio".
Renzi, "Fiducia Germania risolva problemi"
A difendere la solidità dell'istituto anche l'ex presidente della Bundesbank e chairman di Ubs, Axel Weber, che ha spiegato che Deutsche Bank non è come Lehman Brothers: "Penso che in termini di solidità le banche siano molto lontane da come erano nel 2007-08 - ha detto - ritengo che il sistema sia molto più stabile adesso, per cui in futuro gli interventi possono essere indirizzati soltanto a stabilizzare il sistema e non ci sarà nessuna focalizzazione sui singoli attori". Deutsche Bank è sui carboni ardenti dal 2008 e più volte è stata costretta a mettere da parte ampie riserve per coprire i costi legali delle sue dispute giudiziarie e le multe collegate agli scandali finanziari. L'ultima è quella che gli Usa le chiedono per sanare il contenzioso sui mutui subprime e la crisi finanziaria del 2008. Il nuovo aministratore delegato, John Cryan, ha già annunciato un massiccio piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 9.000 posti nel mondo e di 200 sportelli in Germania entro il 2020. Nel 2015 la banca ha annunciato perdite per 7 miliardi di euro ed è risultata una delle banche peggiori negli stress test rilasciati dall'Eba a luglio.
Deutsche Bank è comunque una delle maggiori banche del mondo con 1.600 miliardi di euro di asset, molti più di quelli a disposizione di Lehman Brothers nel 2008. A giugno il Fmi l'ha definita "uno dei maggiori contributori netti di rischi sistemici del sistema bancario globale". La maggiore preoccupazione degli investitori riguarda l'esposizione della banca ai derivati, valutata in 46 mila miliardi di dollari, 13 volte il Pil della Germania, sebbene si tratti in gran parte di attività legate agli hedge fund, i quali scommettono in modo incrociato, proprio per spalmare il rischio di perdite. Un'altra incognita di Deutsche Bank riguarda la riluttanza del governo di Berlino a intervenire, soprattutto per aiutarla a fronteggiare il contenzioso con gli Usa. A un anno dal voto difficilmente il governo è disposto ad impegnarsi nel costoso salvataggio di una banca in difficoltà. Cryan ha già messo le mani avanti spiegando che un aiuto di stato non è un'opzione "sul tavolo". Questa settimana il titolo di Deutsche Bank ha già perso il 13%, toccando oggi un minimo storico di 9,90 euro, per poi tornare sopra quota 11 euro. (AGI)