De Castro, Ttip entro il 2016 o salta tutto e sarà occasione persa

Roma - Se l'accordo di libero scambio tra l'Ue e gli Stati Uniti - il controverso Ttip - non si concludera' entro la fine dell'amministrazione Obama saltera' del tutto, e i Paesi dell'Eurozona avranno perso una grande occasione: ne e' convinto Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura al Parlamento europeo ed ex ministro dell'Agricoltura che sta seguendo la questione molto da vicino. Un dossier che proprio oggi e' tornato sui tavoli di Bruxelles con l'avvio del 14esimo round di negoziati.
De Castro non ha dubbi: arrivare a un'intesa e' un bene per gli Stati Uniti, ma anche per l'Europa in quanto permette l'accesso a quel mercato che conta per oltre un terzo del commercio mondiale: "L'interscambio annuo tra le due superpotenze e' di 700 miliardi di euro, con un saldo a favore dell'Ue per oltre 100 miliardi di euro. L'Europa esporta vino per circa cinque miliardi di cui uno e' del tutto italiano " spiega all'Agi. Secondo l'onorevole in un quadro gia' favorevole, il Ttip non puo' che spingere il piede sull'acceleratore, agevolando l'ingresso di quei comparti industriali che ora non possono entrare in Usa in quanto violano le leggi federali, e di cui fanno parte anche le case di prosciutto e salumi. Come? Attraverso l'eliminazione o la riduzione di tasse e di barriere non doganali" spiega De Castro.
Abbassamento degli standard di qualita', invasione di prodotti Ogm e di falsi Made in Italy: numerose le critiche mosse all'accordo e sulle quali De Castro prova a rassicurare: "non vogliamo rischiare che le norme sulla qualita' che abbiamo adottato in Europa e che ci contraddistinguono vengano messe in discussione. Un accordo commerciale non puo' mettere a repentaglio le nostre regole, ma piuttosto bisogna lavorare affinche' si ottenga un reciproco riconoscimento". Uno dei nodi e' rappresentato ad esempio dalle tecniche di disinfestazione delle carni o sull'utilizzo di fitofarmaci che "oggi bloccano o rendono difficile le nostre esportazioni verso l'America, a discapito soprattutto dell'industria dei prosciutti, salami, culatelli, ecc. vietati in Usa dalle leggi federali per il pericolo listeriosi".
Quanto alle importazioni, spiega De Castro, "acquistiamo gia' dagli Stati Uniti materie prime come il riso, ma anche mais e soia che utilizziamo per trasformarli in prodotti finiti. E' evidente, dunque, una certa complementarieta' tra cio' che importiamo e cio' che esportiamo. Affinche' un prodotto possa entrare nel mercato europeo dovra' rispettare gli standard locali essere privi di ormoni, Ogm e di aflatossine come nel caso del mais". Il Parlamento europeo, da parte sua, in base al trattato di Lisbona detiene il diritto di veto: "se il trattato ci convincera' voteremo si', altrimenti non si fara'".
A dividere i negoziatori sono pero' soprattutto altre questioni come l'accesso agli appalti pubblici, la creazione di un tribunale per risolvere le dispute, le indicazioni di provenienza dei prodotti. Al momento, ammette il senatore, non sono stati fatti molti passi avanti, ed e' sempre piu' difficile riuscire a concludere entro la fine dell'amministrazione Obama. "Siamo ormai agli sgoccioli, mancano pochi mesi, e dubito che un accordo cosi' complesso possa essere chiuso entro gennaio 2017, quando Obama cedera' il posto al nuovo presidente". Con quali conseguenze? "Le elezioni in Germania, Francia e nel Parlamento europeo faranno slittare il dossier che forse non verra' riaperto prima del 2020. Sempre che il prossimo presidente degli Stati Uniti, chiunque esso sia, sia interessato a riprendere in mano la questione". Gli Usa - prosegue De Castro - "rappresentano un'opportunita' enorme. E se perdiamo la finestra con Obama ce ne pentiremo in futuro". (AGI)