Da Moody's a Dbrs, così il rating pesa su conti Italia

Dopo il referndum, due agenzie declassano l'outlook, due restano in attesa

Da Moody's a Dbrs, così il rating pesa su conti Italia
Fitch Rating (Afp) 

Roma - Due delle quattro principali agenzie internazionali di rating e cioè Fitch e Moody's hanno agito, dopo il referendum istituzionale e le dimissioni del premier Matteo Renzi, abbassando, da stabile a negativo, l'outlook sul debito dell'Italia. Moody's, ieri, ha lasciato intendere che il giudizio sull'Italia potrebbe essere abbassato da 'Baa2' a valori inferiori, mentre Fitch, lunedì scorso, ha fatto lo stesso ma a partire da una classificazione, 'Bbb+', un gradino più alta.

S&P per ora prende invece tempo e ha lasciato il merito di credito dell'Italia a 'Bbb-' con prospettive stabili, inferiore di un gradino a Moody's, un gradino sopra il livello 'junk', o spazzatura, e due gradini sotto Fitch.

Anche la canadese Dbrs, la quarta agenzia di rating al mondo, non ha modificato le sue valutazioni dopo il referendum, mantenendo la sua classificazione sull'Italia a livello 'A', la più alta di tutte, sebbene con implicazioni negative. Il voto di Dbrs è particolarmente importante: l'agenzia è l'unica a non aver finora abbassato a 'B' il suo giudizio sulla solidità del debito italiano e questo significa che anche la Bce, che valuta i titoli di stato offerti in garanzia dalle banche in cambio di liquidità sempre in base al rating più alto, li considera a livello 'A'.

Moody's, peggiora l'outlook

Il rating di Moody's resta a 'Baa2', due gradini sopra il livello spazzatura, mentre l'outlook passa da stabile a negativo. Ieri l'agenzia, indicando "progressi lenti ed esitanti" sul fronte delle riforme economiche e fiscali in Italia, ha osservato come le attese, su questo fronte, siano "ulteriormente peggiorate" con la vittoria del No al referendum costituzionale di domenica scorsa. Come risultato vi sono rischi "in aumento" sul rinvio del taglio del debito a causa, spiega Moody's, "di prospettive di crescita deboli nel medio termine". Sul capitolo banche Moody's vede un fattore notevole di rischio e ritiene che il sistema, senza una significativa ricapitalizzazione, potrebbe entrare ancora di più in difficoltà.

Standard & Poor's, per ora nessun impatto

L'esito del referendum "non avrà impatto per ora" sul rating sovrano dell'Italia. Lo sostiene una nota, inviata lunedì scorso da S&P Global Ratings, che dunque conferma la valutazione 'BBB-' che mantiene dal maggio 2014. La riforma costituzionale, secondo l'agenzia "avrebbe avuto effetti benefici dal punto di vista della stabilità politica". Tuttavia "l'esito negativo del referendum non avrà un impatto immediato sul rating perché non implica cambiamenti a breve nelle politiche economiche e di bilancio del paese". Secondo S&P il sistema parlamentare bicamerale, che il referendum avrebbe modificato, "non ha impedito all'amministrazione del premier Matteo Renzi di legiferare e implementare diverse riforme strutturali da quando si è insediato nel 2014, nonostante la ridotta maggioranza parlamentare e una dura opposizione, che ha riguardato la stessa coalizione di governo. Le riforme includono quelle del mercato del lavoro, dell'educazione e del settore bancario".

Fitch, l'incertezza non paga

La vittoria dei 'Nò al referendum costituzionale, spiega l'agenzia in una nota diffusa lunedì scorso, "aumenta l'incertezza politica" ma non prelude nell'immediato a un abbassamento del rating sul debito italiano. Fitch tuttavia rivede al ribasso, da stabile a negativo, l'outlook, L'agenzia considera come scenario più probabile la nomina di un governo tecnico che modifichi la legge elettorale, pur non escludendo elezioni anticipate che, con l'attuale sistema, potrebbero portare a una vittoria del Movimento Cinque Stelle. Un eventuale segno di potenziale effetto contagio legato al referendum, prosegue Fitch, avrebbe un impatto negativo sui piani di ricapitalizzazione di alcune banche, in particolare Mps e Unicredit, perché "indebolirebbe ulteriormente la volontà degli investitori istituzionali di fornire fondi e capitale al sistema bancario nel suo complesso". "Una volatilità economica protratta porrebbe in stallo la politica economica e gli sforzi di riforma per aumentare la competitività dell'Italia e affrontare le debolezze nel settore bancario", aggiunge Fitch, "un governo temporaneo o indebolito potrebbe essere meno in grado di rispondere a inattesi shock economici e aumenterebbe i rischi legati alle nostre stime di crescita".

Dbrs, l'ultima A

Finora è la più generosa tra le agenzie internazionali di rating e da marzo ci assegna una valutazione 'à. Lo scorso 5 agosto ha rivisto al ribasso l'outlook, portandolo da stabile a negativo, per l'incertezza sull'esito del referendum costituzionale e le pressioni sul nostro sistema bancario. Dopo la vittoria del No e le dimissioni di Renzi, martedì scorso, ha preferito non pronunciarsi ancora, definendo però "fragile" la situazione per l'Italia e per le sue banche. Secondo Dbrs, l'addio di Renzi non fermerà la crescita dell'economia italiana ma rallenterà le riforme e potrebbe bloccare la ricapitalizzazione delle banche, con ripercussioni negative sui crediti in sofferenza.