Crisi: Squinzi, anche gli imprenditori devono fare di piu'
ADV
ADV
Crisi: Squinzi, anche gli imprenditori devono fare di piu'

Crisi: Squinzi, anche gli imprenditori devono fare di piu'

di lettura
(AGI) - Bologna, 8 set. - "Non voglio nascondermi dietro undito: dobbiamo fare di piu', in primis, noi imprenditori": loha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi,concludendo i lavori di Unindustria Bologna. "L'investimentofisso lordo dell'economia italiana - ha osservato Squinzi - e'piu' o meno equivalente a quello dell'eurozona. La flessionedell'economia italiana - ha continuato - non deriva quindidalla mancanza di investimenti ma da quello che questiinvestimenti non producono. Generiamo poca innovazione e pocaricerca. Anche se continuo a pensare che molta innovazioneprivata non si vede, non avendo in Italia una leva fiscale perla ricerca come voce nella contabilita' aziendale. Percio' - hasottolineato il presidente di Confindustria - credo che lecifre che noi tutti conosciamo sul rapporto ricerca innovazionesul Pil non diano conto di tutti gli sforzi che si fanno in talsenso. Ma non voglio nascondermi dietro un dito: dobbiamo - hadetto Squinzi - fare di piu' in primis noi imprenditori". Ingenerale, per il leader degli industriali, "la crisi non e'colpa di qualcun altro. Sta nella nostra testa e nei nostricomportamenti". "Ho piu' volte parlato di situazionedrammatica, - ha proseguito Squinzi - di un Paese sfiduciato edistratto o, peggio, quasi disinteressato al destino delle sueimprese. Ma non ho mai parlato di rassegnazione da partenostra". "Mi conoscete - ha detto Squinzi rivolgendosi agliindustriali - e sapete che parlo di capannoni e impianti, dellanostra quotidianita' e del nostro impegno. Resto un abitualefrequentatore di fabbriche e non d'altro. E sono un ottimista -ha concluso - per natura e per credo". "La riforma del mercatodel lavoro e degli ammortizzatori sociali e' uno dei punticardine da cui ripartire, con pragmatismo e senza preclusioniideologiche". Per il leader degli industriali "la questionecentrale e' ripensare il nostro modello puntando alrafforzamento della produttivita'. Questo richiede - haspiegato Squinzi - una maggiore flessibilita', un mercato dellavoro dinamico, che consenta ai lavoratori che perdono illavoro di trovare una ricollocazione anche attraverso unprofondo ripensamento dei percorsi formativi, unacontrattazione all'altezza delle nuove sfide di una economiasempre piu' globalizzata. I Paesi - ha concluso - che hannooperato queste scelte, dalla Germania alla Spagna di recente,hanno avuto risultati positivi". (AGI).
ADV