È negativo il giudizio dell’industria sull’attività del governo. In un’intervista al Corriere della Sera lo esprime il presidente di Confindustria lombarda Marco Bonometti, che puntualizza: “Dalla plastic tax all’ex Ilva, su metodo e contenuti” è “pesantemente negativo”.
Anche se il governo per bocca del ministro dell’Ambiente sembra aver raddrizzato il tiro, Bonometti ribadisce che il dato di fatto sulla plastica “è che si tratta di una tassa sul prodotto che colpisce due volte: le imprese produttrici e i consumatori”. Quindi si chiede con spirito polemico: “Ma non doveva essere il governo che rilanciava l’economia per uscire dall’impasse del precedente?” E aggiunge, calcando il giudizio: “Invece di cancellare per sempre misure assistenziali come quota 100 e reddito di cittadinanza, che non hanno creato un solo posto di lavoro, mi sembra pensi piuttosto a mettere nuove tasse, dalle auto aziendali alla plastica”. Anzi, di più: “Invece di stimolare le imprese e puntare allo sviluppo della nostra economia, che perde competitività da 20 anni, aumenta il debito pubblico e con le imposte fa perdere ulteriore competitività all’industria”.
Poi passando in rassegna l’attività dei governi che hanno preceduto l’attuale, Bonometti afferma che, pur non essendo renziano, deve riconoscere che “l’ultimo governo che posso annoverare fra quelli non ostili alle imprese è stato quello di Matteo Renzi, con jobs act e Industria 4.0”. Mentre l’esecutivo attuale “ha promesso mari e monti”, il premier ha detto che il 2019 sarebbe stato bellissimo, “ma ogni giorno noi dobbiamo leggere sui quotidiani come cambia la manovra, secondo la pressione più forte delle ultime ore”. “Le pare che ci sia metodo e strategia in tutto ciò?” chiosa il presidente di Confindustria lombarda. Eppure “questo doveva essere l’esecutivo salva-Italia” invece è tutt’altro.
"Manca un vero piano sulle infrastrutture"
Quanto ai contenuti: “Che povertà!” E il debito pubblico, che “è il nostro principale problema, aumenta di 16 miliardi”. Una cosa “insensata”. E tutto questo “in assenza di un vero piano sulle infrastrutture”, per non parlare poi degli investimenti pubblici e privati, “visto che non si riescono nemmeno a trattenere quelli esteri. Come dimostra il caso Taranto”, chiosa Bonometti. Insomma, e riferendosi proprio all’ex Ilva, il giudizio finale è drastico: il governo “ha già fatto un danno incalcolabile in termini di reputazione del Paese, che cambia le carte in tavola. E chi viene più a investire da noi?”
Detto questo, insiste Bonometti, “un piano per le infrastrutture potrebbe stimolare una domanda domestica di acciaio in grado di sostituire il calo della domanda internazionale. Ma non si guarda mai alle strategia, così nell’acciaio come nella plastica” chiosa.