Commercio: Confesercenti, "miglioramento ma la crisi non e' finita"
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Commercio: Confesercenti, "miglioramento ma la crisi non e' finita"

Commercio: Confesercenti, "miglioramento ma la crisi non e' finita"

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(AGI) - Roma, 3 ott. - Il commercio da' segnali dimiglioramento, ma la crisi non e' ancora finita: nei primi ottomesi del 2015 ripartono le aperture (+16%), ma il saldo restanegativo: perduti oltre 6mila negozi rispetto al 2014. E'quanto sostiene l'Osservatorio Confesercenti. "Nonostante ilritorno in territorio positivo di consumi e vendite, i negozitradizionali continuano infatti a diminuire: tra gennaio edagosto di quest'anno si registrano 6.052 Pmi in meno rispettoal 2014 (-0,9%), con una flessione piu' accentuata nelMezzogiorno e nelle Isole rispetto al Centro-Nord (-1,2% contro-0,8%). Aumentano pero' le nuove aperture: nei primi 8 mesisono state 17.015, il 16% in piu' delle 14.647 dello stessoperiodo del 2014. La perdita di imprese del commercio in sedefissa appare compensata dall'andamento positivo delle commercioambulante, che nei primi 8 mesi del 2015 mette a segno unacrescita del 3,6%, pari a 6.682 imprese in piu' rispetto alloscorso anno. E' quanto emerge dalle rilevazionidell'Osservatorio Confesercenti sulla natimortalita' delleimprese di commercio e turismo tra gennaio e agosto 2015". "Rispetto agli scorsi anni - spiega Mauro Bussoni,Segretario Confesercenti - il mercato interno mostra qualchesegnale di miglioramento, ma per i negozi tradizionali e'sempre una fase difficile. Aumentano le aperture, mal'emorragia di chiusure non si arresta. A pesare se'soprattutto la deregulation delle aperture delle attivita'commerciali: il regime attuale, che prevede la possibilita' dirimanere aperti 'h24' per 365 giorni l'anno, e' insostenibileper i piccoli negozi, che continuano a perdere quote di mercatoa favore della grande distribuzione. Se non si modifichera' lanormativa, i negozi non agganceranno mai la ripresina deiconsumi e continueranno a chiudere. Discorso a parte per gliambulanti, che aumentano ormai ininterrottamente da tre anni.Un vero boom, che coinvolge soprattutto gli imprenditoristranieri, su cui stiamo conducendo un'importanteapprofondimento i cui risultati diffonderemo a fine ottobre". A livello territoriale, lo studio rileva che "i negozidiminuiscono in tutte le regioni, con maggiore velocita' nelleregioni del Mezzogiorno e delle Isole". "Fanno eccezione - silegge ancora - la Calabria, dove si rileva una crescita dellostock di imprese del commercio di 13 unita', ed ilTrentino-Alto Adige, in positivo ma di una sola attivita'. Laregione che mostra la diminuzione percentuale ed assoluta piu'elevata e' la Sicilia, che si guadagna la maglia nera con unaflessione delle imprese registrate del 2,3%, pari a 1.433negozi in meno rispetto ai primi otto mesi del 2014. Segue laBasilicata, che nei primi 8 mesi dell'anno registra 138 negoziin meno (l'1,9%) sul 2014". Per quanto riguarda i comparti merceologici, "ladiminuzione di negozi in sede fissa riguarda praticamente tuttii settori merceologici, alimentari e non alimentari"."Particolarmente grave appare la crisi dei negozi svapo(sigarette elettroniche, n.d.r.): il settore di riferimento -svapo, articoli da regalo e fumatori - registra tra gennaio edagosto una flessione del 7,9%, pari a 678 imprese in meno.Continua anche la crisi della moda: nei primi 8 mesi i negozidi tessile, abbigliamento e calzature sono diminuiti di 2.363unita' (-1,8%) rispetto all'anno precedente, un saldodecisamente negativo ma migliore di quello registrato nel 2014(-5.203 imprese). Flessioni notevoli si rilevano anche per ladistribuzione carburanti (-729 imprese in un anno, -3,5%) edelle edicole e dei rivenditori di giornali e periodici (-2,6%,per 461 attivita' in meno sul 2014)". (AGI).
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