Cna, da fine 2011 stretta sul credito a imprese -112 miliardi
L'associazione degli artigiani lancia dodici proposte per uscire dall'impasse

Roma - "La cura con le medicine tradizionali non basta più". Tra dicembre 2011 e febbraio 2016 il credito alle imprese si è ridotto di 112 miliardi: un calo impressionante" che "equivale a un taglio di oltre l'11 per cento dello stock complessivo". E' quanto sostiene la Cna che, in occasione del convegno "Una nuova finanza per le piccole imprese", avanza 12 proposte per il credito facendo presente che "il metodo migliore per rilanciare il credito passa per il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, e dei consumi. Contestualmente si può, e si deve, lavorare per creare un humus favorevole alla ripartenza, prima di tutto connettendo nuova finanza e piccole imprese".
Proposte che affrontano tutti i temi dalla bassa patrimonializzazione delle imprese, al fondo centrale di garanzia, alle piattaform lettroniche di 'e procurement', ai ritardi dei pagamenti e ai nuovi strumenti finanziari. Guardando alla attuale situazione, l'associazione sottolinea che il calo del credito "si trasforma addirittura in un crollo per le imprese artigiane che, nell'arco degli stessi 50 mesi, hanno subito un taglio vicino al 20 per cento allo stock di credito erogato dalle banche passando da 55,6 miliardi a 44,8 miliardi".
"La situazione - spiega la Cna - non è cambiata nemmeno dopo gli interventi della Banca centrale europea. A Francoforte il presidente Mario Draghi ha fatto bene ad aprire il rubinetto, ma non è riuscito a dissetare le piccole imprese italiane che, anzi, per paradosso hanno visto aumentare l'arsura. Dal settembre 2014, quando sono partiti gli interventi della Bce, allo scorso febbraio la forbice del credito, fra le imprese con più di 20 dipendenti e quelle sotto i 20 dipendenti, si è ulteriormente divaricata. Le imprese superiori ai 20 dipendenti, infatti, mostrano una crescita tendenziale del credito su base annua pari al +0,7 per cento a fronte di una riduzione tendenziale, sempre su base annua, pari al -1,7 per cento per le imprese fino a 20 dipendenti".
Per affrontare questo scenario, la Cna ha individuato 12 proposte. "Strumenti di una politica per il credito alle piccole imprese in linea con il terzo millennio che Cna affida ai decisori istituzionali, economici e imprenditoriali". "Tre sono i 'facilitatori' che dovranno agire con perizia e con energia e avendo ben chiari obiettivi e responsabilità: istituzioni, sistema bancario e finanziario, l'Associazione, cioè la Cna". "All'Associazione, intesa come sistema, è affidata l'assistenza capillare professionale alle piccole imprese, il rilancio strategico dei Confidi, la valorizzazione del patrimonio informativo. Alle istituzioni spettano il sostegno alla patrimonializzazione d'impresa, le garanzie per le imprese che ne hanno bisogno, l'innovazione nel mercato pubblico che si rivolge alle imprese di beni e di servizi, la modernizzazione degli interventi sui crediti commerciali e della giustizia civile. A banche e finanza spetta il sostegno al piccolo credito, anche attraverso forme innovative che coinvolgano altri soggetti come i Confidi, la banca digitale per le piccole imprese, lo spazio a investitori con metodi innovativi. L'individuazione di nuovi prodotti tagliati su misura per le dimensioni di impresa e per i diversi settori".
Queste le 12 proposte. - All'Associazione spettano: 1) Una nuova organizzazione territoriale in grado di fornire informazioni dettagliate e su misura alle imprese. In sostanza si tratterà di prendere per mano direttamente, o indirettamente, le piccole imprese e traghettarle verso il "mondo nuovo" della finanza. 2) La diversificazione e l'innovazione dei Confidi, che vuol dire esplorare e attivare la fattibilità, fra quanti di loro dispongono dei requisiti necessari per farlo, di erogare credito direttamente, permettendo nuove forme di garanzia e sostenendo l'accesso ai Fondi europei. 3) La valorizzazione del patrimonio informativo in proprio possesso sulle singole imprese (non solo i bilanci, ma flussi contabili, andamento del personale e così via) allo scopo di definire nuove strategie per e con le banche. 4) La messa in chiaro della finanza a Km0, cominciando con la definizione di una nuova proposta di regolamentazione, sulle modalità di sostegno alle imprese attraverso canali finanziari informali che si sono diffusi con la crisi (prestiti da amici, parenti, soci, fornitori, collaboratori) e che, una volta regolamentati, potrebbero diventare un veicolo di mutualità territoriale.
Le istituzioni: 5) sono chiamate a favorire la patrimonializzazione delle imprese. C'è chi parla di retaggio culturale ma, a conti fatti, questa debolezza è alimentata soprattutto dalla mancata convenienza economica dell'investimento nella propria impresa. Come intervenire? Sbloccando, prima dal punto di vista normativo e poi incentivando, gli strumenti finanziari finalizzati al sostegno della patrimonializzazione delle imprese (garanzia equity), incrementando l'impatto, la conoscenza e la diffusione degli strumenti di riduzione dell'imposta sui redditi derivanti dal finanziamento del capitale di rischio (Ace), introducendo l'Imposta sul reddito delle imprese (Iri) per premiare chi investe nella propria impresa personale, allineando l'aliquota dei redditi lasciati in azienda a quelle delle società di capitali. 6) Bisogna favorire il ripensamento strategico e operativo del Fondo centrale di garanzia per agevolare le imprese che hanno reale necessità, ampliare la platea delle imprese che possono accedervi, migliorare l'uso delle risorse. Oggi, per esempio, con un milione di euro si risponde a dieci imprese, domani con lo stesso milione si potrà rispondere a venti imprese potenziando l'effetto leva. 7) è necessario migliorare i criteri di funzionamento delle piattaforme elettroniche di procurement di beni e servizi per la Pubblica Amministrazione, individuando sistemi che non discriminino le piccole imprese. Servono lotti di forniture accessibili, insieme a criteri di valutazione che premino le imprese in grado di generare il maggior impatto economico e sociale sui territori e il rispetto rigoroso dei tempi di pagamento. I dati della Commissione europea ci dicono che il 5,9 per cento degli appalti pubblici tra il 2011 e il 2014 sono inferiori a 134mila euro contro il 27,1 per cento della media Ue. 8) Bisognerà fare in modo che venga rispettata dal pubblico e dai soggetti privati la normativa sui termini di pagamento, anche riducendo le lungaggini processuali nel caso dei conflitti giudiziari aperti per ottenere un pagamento dovuto. - Al mondo del credito e della finanza è chiesto: 9) il sostegno al piccolo credito, prevedendo istruttorie low cost che rendano conveniente alle banche la concessione dei piccoli crediti. Nel contempo, va creato un mercato per i piccoli importi in attesa che siano campo anche altri soggetti non bancari, come i Confidi. 10) Va definitivamente superato l'ormai inefficiente modello del credito "uguale per tutti" e va invece aperta con decisione la strada delle soluzioni per il credito di settore e di filiera. 11) Va creato e reso operativo un modello di banca digitale, accessibile 24 ore su 24 anche via smartphone, in grado di fornire le riposte più semplici, elementari, agli imprenditori, a cominciare dalla gestione delle esigenze creditizie di base. 12) Va facilitato l'incontro tra piccole imprese e innovatori dell'investimento (per diffondere, accanto ai minibond esistenti che hanno coinvolto fondamentalmente imprese con almeno 25 milioni di fatturato, anche i microbond e le piattaforme di crowdfunding), e fintech lender, vale a dire fornitori di servizi e prodotti finanziari attraverso le più avanzate tecnologie della comunicazione. (AGI)