di Lorenzo d'Avanzo
Roma - Assopopolari è pronta ad accogliere le Bcc che non vogliono aderire alla holding prevista dalla riforma delle banche del credito cooperativo appena varata dal Governo. è quanto ha detto all'AGI Corrado Sforza Fogliani, presidente dell'associazione che raggruppa 63 banche popolari (460 miliardi di asset), al centro di una riforma che obbliga gli istituti con un attivo superiore a 8 miliardi a trasformarsi in Spa. I piani di riassetto del credito del Governo all'insegna delle aggregazioni bancarie sono sbagliati: favoriscono i grandi istituti di credito a scapito delle banche più piccole e più efficienti danneggiando i cittadini, ha sottolineato il presidente dell'Assopopolari. L'approccio del Governo, secondo il banchiere, "soffre di un vizio di fondo e cioè che le aggregazioni creino efficienza e solidità". Intervistato dopo il varo della riforma delle banche di credito cooperativo, Sforza Fogliani annuncia che la propria associazione, prossima a cambiare nome (Associazione Banche Popolari e del Territorio), si accinge a estendersi ad altri istituti, non escluse le Bcc che non intendono entrare nella nuova holding decisa dal Governo alla quale dovranno partecipare tutte le banche di credito cooperativo che vogliono mantenere status e privilegi della categoria.
Pur non volendo commentare specificamente la riforma delle Bcc, gli argomenti del 'numero unò dell'Assopopolari suonano come una implicita bocciatura del recente provvedimento. "Si sostiene, erroneamente - ha detto il banchiere - che più è grande la banca più sia sana, solida ed efficiente. Tesi ampiamente smentita dai fatti: laddove ci sono state fusioni e altre forme di aggregazione - nota Sforza Fogliani - più che sinergie abbiamo visto diseconomie e problemi di organizzazione e duplicazione con grandi difficoltà di comunicazione del personale. E come dimostrano i dati della Banca d'Italia, le 'banche di territoriò hanno una solidità patrimoniale attestata dal coreTier 1 (componente primaria del capitale di una banca, ndr.) migliore delle grandi banche e anche la qualità del credito e l'incidenza delle sofferenze sono migliori nelle banche vicine al territorio". "E la ragione - prosegue Sforza Fogliani - è proprio nella vicinanza tra la banca e la clientela che si trovano ad avere interessi coincidenti: la banca cresce se cresce il territorio e viceversa. Diversa è la situazione dei grandi istituti che erogano credito laddove possono ottenere tassi d'interesse più alti".
Questa filosofia del "grande è bello", secondo Sforza Fogliani, si traduce in una "finanziarizzazione dell'attività bancaria che favorisce i grandi istituti che vogliono essere padroni di un mercato del credito oligopolistico". E il Governo sembra sostenere tale strategia altrimenti "non si capisce perchè nel nostro Paese sia stato introdotto l'obbligo di trasformazione in spa delle banche popolari con un attivo superiore agli 8 miliardi quando nel resto d'Europa il limite è di 30 miliardi". "Non si capisce perchè in Francia e Germania le banche popolari siano una realtà diffusissima mentre nel nostro Paese vengano considerate un'anomalia". In relazione all'ipotesi di trasformazione di qualche Bcc in popolari, Sforza Fogliani mostra la massima disponibilità dell'associazione.
"Abbiamo già approvato alcune modifiche allo statuto grazie alle quali le banche aderenti alla nostra associazione potranno avere forma di società per azioni o appartenere ad altre categorie di istituti la cui attività sia strettamente legata a territorio. Conseguentemente ci accingiamo a cambiare nome in Associazione Banche Popolari e del Territorio. Perciò nulla vieta che delle Bcc che non intendono entrare nella nuova holding possano venire con noi. I problemi non li poniamo noi, sono di carattere giuridico anche alla luce delle nuove norme". E alla fine del "cahier de doleance", Sforza Fogliani promuove il Governo sul meccanismo di garanzia pubblica per la cartolarizzazione delle sofferenze. "Si poteva fare qualcosa di più ma, alla luce della situazione, abbiamo avuto ciò che era possibile avere. Comunque è un grande passo in avanti per rassicurare i mercati e ricreare fiducia nelle banche". (AGI)