Torino - I cambiamenti climatici sembrano essere la causa dell'arrivo di numerosi nuovi parassiti sulle coltivazioni in Italia. E' quanto rileva Agroinnova, il Centro di competenza per l'innovazione in campo agro-ambientale e agro-alimentare dell'universita' di Torino, che ha presentato, oggi, i risultati delle ricerche condotte nell'ultimo anno. Quello che emerge dagli studi e' che uno dei principali responsabili di questo fenomeno e' l'effetto dei cambiamenti climatici, in particolare dell'innalzamento delle temperature medie, in corso a livello globale. Questi parassiti, infatti, che riescono a spostarsi velocemente da un continente all'altro grazie allo scambio scambio di merci, oggi possono trovare condizioni ambientali piu' favorevoli rispetto al passato e proliferare velocemente, mettendo potenzialmente a rischio alcune tra le colture piu' strategiche per l'Europa e per l'Italia. Gli ultimi parassiti ritrovati, il "Fusarium equiseti" e il "Myrothecium", in genere considerati parassiti di debolezza,infatti, con le condizioni climatiche favorevoli, sono ora in grado di attaccare un buon numero di colture economicamente importanti. Ed entrambi i generi sono in grado di produrre micotossine, pericolose per la salute dell'uomo. I ricercatori di Agroinnova sono al lavoro per meglio conoscere le caratteristiche ambientali che favoriscono lo sviluppo di questi nuovi parassiti, nell'ambito di progetti finanziati dall'Unione Europea, utilizzando serre e macchinari molto particolari, come ad esempio i fitotroni, grandi cabine all'interno delle quali e' possibile alterare numerosi parametri ambientali, come la concentrazione di CO2, umidita', temperatura, simulando quelle che potrebbero essere le condizioni climatiche fra cinquant'anni (se il trend attuale fosse confermato) e le conseguenti interazioni fra piante e patogeni. "I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti ed e' evidente che le ricadute di questi mutamenti influenzano in modo sostanziale le condizioni in cui i parassiti operano e proliferano. - spiega Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova - Non affrontare questo problema secondo un'ottica di medio/lungo periodo significherebbe comportarsi in modo miope, mettendo a rischio il futuro dell'agricoltura di domani". (AGI)