Nel 2017, per attrarre i ricchi stranieri a trasferire la loro residenza in Italia, il governo si è inventato una tassa forfettaria da 100mila euro. Se, ad esempio, un milionario inglese volesse trasferire la propria residenza in Toscana per godersi la pensione nella villa appena comprata sulle colline del Chianti, non dovrebbe preoccuparsi del notoriamente nefasto fisco italiano, ma sarebbe libero da ogni pensiero pagando 100mila euro.
C'è chi considera questa un esempio lampante di 'flat tax', quelle tasse da 'una botta e via' che, una volta pagate, esauriscono il rapporto con il fisco. Ma non è così. In realtà la nuova tassa per stranieri è un'imposta capitaria, cioè a somma fissa ed eguale per tutti i contribuenti, mentre la flat tax è un'imposizione sostitutiva sul reddito, una tassa piatta, formata da una sola aliquota, in deroga alla tassazione progressiva.
Mettiamo l'ipotesi che affittiate una casa a 10mila euro l'anno. Avete due possibilità: pagare 2.100 euro di celebre cedolare secca (21% sull'importo che l'inquilino vi paga) o lasciare al fisco il calcolo della percentuale, in base al vostro reddito. Se, ad esempio, il vostro reddito è di meno di 28mila euro l'anno, pagherete 2.700 euro. Se supera i 75mila, pagherete 4.300 euro. Sempre meglio la cedolare secca, quindi, e sia benedetta la flat tax.
Fuga dall'Irpef, perfettamente legale
E' dunque una sorta di 'fuga' dall'Irpef, uno svuotamento della tassazione progressiva sul reddito, che in Italia è in atto da tempo. Non ha niente a che vedere con l'evasione fiscale, anzi, al contrario, è legalissima. Si tratta di regimi speciali che rappresentano un'eccezione alla progressività del sistema fiscale, introdotti dallo Stato allo scopo di far emergere una nuova base imponibile, cioè per spingere gli italiani a pagare le tasse in settori in cui, anche a causa dell'eccessiva tassazione in vigore, si è sempre preferito evadere, eludere o aggirare il fisco.
Complessivamente sono diversi milioni gli italiani che, in varia forma, già usufruiscono di queste deroghe alla progressività fiscale. Vediamo più nel dettaglio di che si tratta.
Quante tasse per le nostre tasche
La flat tax più nota e più gettonata, che riguarda oltre 2 milioni di contribuenti per un gettito totale di oltre 2 miliardi di euro, è la cedolare secca sulle locazioni abitative, cioè l'imposta che un proprietario di casa paga per l'affitto che riceve e che è un'aliquota del 21% sui contratti di libero mercato e del 10% su quelli a canone concordato, una bella differenza rispetto alle aliquote che si dovrebbero applicare se i canoni di locazione rientrassero nel conteggio dell'Irpef. In questo caso infatti si prevede un'aliquota del 27% fino a 28mila euro di reddito, del 38% fino a 55mila euro, del 41% fino a 75mila euro e del 43% oltre i 75mila euro. Sempre in campo immobiliare è prevista un'imposta sostituiva dell'Irpef del 20% che può scegliere di versare chi realizza plusvalenze (guadagni sulla vendita) per la cessione di fabbricati, o terreni agricoli acquistati da meno di 5 anni.
Dalla casa all'azienda: una sigla per ogni tassa
- Cedolare secca sugli affitti di casa. Contribuenti: 2 milioni. Gettito 2 miliardi
- Rendimento dei titoli e dividendi - Contribuenti: 25 milioni. Gettito: 8 miliardi
- Partite Iva - Contribuenti: 500mila
- Imposta sul Reddito Imprenditoriale - Contribuenti: 280mila piccole e medie imprese
Altre flat tax importanti, che riguardano circa 25 milioni di contribuenti, sono quelle del 12,5% che si paga sul rendimento dei titoli di Stato e quella del 26% (prima del 2014 era del del 20%) che si paga sui redditi di natura finanziaria (attivi bancari, dividendi), sui redditi da capitali (plusvalenze) e per la rideterminazione dei valori di acquisto delle partecipazioni. In questo caso il gettito incassato dall'erario è di circa 4,8 miliardi di euro per i titoli del debito pubblico e di 3,26 miliardi di euro per i redditi di natura finanziaria e da capitale.
Le aziende non se la passano meglio dei privati
Altre flat tax di un certo rilievo sono quelle che riguardano il mondo della partite Iva. Circa 500mila piccoli e piccolissimi lavoratori autonomi hanno potuto usufruire del 'regime dei minimi', un'aliquota unica del 5% (ormai in via di estinzione) per l'imprenditoria giovanile, sostituiva di Irpef, addizionali locali e Iva, mentre 145mila contribuenti usufuiscono del 'regime forfettario', disponibile per chi avvia un'impresa, che prevede un'imposta unica del 15% anch'essa sostituiva di Irpef, addizionali locali e Iva.
Quest'anno per le imprese a regime ordinario (ditte individuali e società di persone) è invece prevista l'Iri (imposta sul reddito imprenditoriale), una flat tax del 24% che per 5 anni potrà sostituire le aliquote Irpef per le società individuali e che entrerà in vigore anche per le società di capitali, che già usufruivano di un'aliquota unica del 27,5% . L'Iri è un'opportunita' che dovrebbe complessivamente interessare circa 280.000 Pmi.