Nuovo allarme della Corte dei Conti sul fenomeno della corruzione, che è "devastante", e sull'alto livello di debito pubblico che rende vulnerabile l'Italia, già in ritardo nel percorso di ripresa rispetto agli altri Paesi europei. La magistratura contabile punta il dito contro il sistema dei controlli che, ha spiegato il procuratore generale, Claudio Galtieri, nella sua requisitoria orale in occasione del giudizio sul rendiconto generale dello Stato, "è scarsamente efficace per assicurare legalità ed efficienza, e per contrastare quei comportamenti illeciti i cui effetti negativi sulle risorse pubbliche sono spesso devastanti". Un sistema che corre "il rischio di essere un 'non-sistema' a causa della pluralità di attori coinvolti e della mancanza di coordinamento.
La Corte considera quindi "insufficienti" gli interventi per contrastare la corruzione. Secondo i magistrati contabili, "i rilevanti effetti distorsivi che le irregolarità e gli illeciti penali, proprio nei settori in cui è più alto il livello della spesa, come quelli della sanità, della realizzazione di opere pubbliche e della prestazione di servizi, richiedono un approccio più sostanziale che affronti il fenomeno della corruzione in una logica sistematica ". La Corte mette in guardia su quelle "zone grigie in cui più facilmente si possono insinuare e trovare terreno fertile conflitti di interesse e illeciti di rilievo anche penale".
Stretto controllo sui conti pubblici
Nel mirino della magistratura contabile finiscono anche i conti pubblici che, come ha sottolineato il presidente Arturo Martucci di Scarfizzi, pur avendo registrato una "sostanziale tenuta" nel 2016 devono essere tenuti sotto controllo. Il rigore resta dunque "una via obbligata". In particolare, l'alto debito pubblico impone all'Italia un percorso di rientro dei conti più di quanto lo richiedano i vincoli fissati dall'Unione Europea.
La spending review non riduce spesa
Sotto la lente della Corte anche la spending review che non ha prodotto risultati in termini di riduzione totale della spesa pubblica. "Le misure di riduzione, mentre sembrano aver salvaguardato l'operare di interventi a sostegno dei comparti produttivi - ha osservato Buscema - non hanno prodotto risultati di contenimento del livello complessivo della spesa". I magistrati contabili chiedono poi "una verifica dei risultati" dell'attività della Consip, la centrale di acquisti della Pubblica amministrazione italiana. Per lo Stato, "nonostante l'incremento delle spese mediate da Consip, l'acquisizione di beni e servizi risulta ancora in prevalenza effettuata con il ricorso alle procedure extra-Consip. Per gli acquisti non centralizzati si conferma la prevalenza del ricorso a procedure negoziate; gli acquisti in economia si riducono drasticamente per effetto dell'applicazione del nuovo codice dei contratti pubblici che non prevede più il ricorso a tale procedura d'acquisto".