Quindi dietro all'aumento del prezzo della moneta non c'è la spinta di investitori cinesi alla ricerca di un mezzo per aggirare le restrizioni sui movimenti di capitali all'estero?
“Non sarebbe saggio per i cinesi usare il bitcoin per esportare il capitale: verrebbero immediatamente intercettati. La criptomoneta, infatti, è anonima ma tracciabile come dimostra il sito Blockchain.info dove sono disponibili le informazioni in tempo reale su tutte le transazioni effettuate, incluso il portafoglio di provenienza e quello di destinazione, oltre alla quantità. Anche se non è pubblico il nome di chi ha effettuato il pagamento per garantire il diritto alla privacy, in caso di attività illegale le forze dell’ordine possono utilizzare il bitcoin come strumento di indagine, come nel caso del sito Silk Road, mercato online delle droghe, chiuso dall’FBI nell’ottobre del 2013".
Perché in Cina si fa business con i bitcoin?
"Per guadagnare acquistando e vendendo bitcoin, bisogna vivere in un Paese dove l’elettricità costa poco perché in eccesso. Bisogna essere competitivi sul prezzo dell’energia. Gli altri due fattori da considerare sono l’ammortamento macchinari (Miner, computer necessari per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione, ndr) e il costo del raffreddamento dei medesimi. Vivere vicino alla fabbrica che produce il macchinario - e la più famosa si chiama Miner S9 e viene prodotta in Cina - è quindi un altro elemento di vantaggio, perché si riduce il costo dell’ammortamento. La Cina ha una grande potenza di calcolo, ma i cinesi non vogliono dominare troppo il 'mining': ciò inciderebbe in maniera negativa sul bitcoin. La valuta virtuale potrebbe essere in futuro la company che regola gran parte dei pagamenti mondiali. Ciascun paese dovrebbe iniziare a comprare la moneta digitale del futuro”.
Facciamo un passo indietro. Il picco di oggi, 870 dollari, seppur lontano dal record del 4 dicembre 2013 (1147 dollari) è il valore massimo raggiunto dal bitcoin dalla grande crisi del febbraio 2014. A cosa è dovuto?
"Si tratta soprattutto di un rialzo strutturale. Dobbiamo considerare la natura anti-inflazionistica della criptomoneta la cui circolazione è limitata a priori. L’offerta del bitcoin, che viene scambiata online e che non ha una banca centrale alle spalle, ogni 4 anni si dimezza e il prezzo è tendenzialmente sempre in crescita. A stabilirlo è il protocollo pubblicato il 31 ottobre del 2008, secondo il quale il massimo numero di bitcoin che potranno essere messi in circolazione nel tempo è di 21 milioni. Per questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile soprattutto perché si basa sullo scambio di utenti. Nel corso del rialzo strutturale ci sono ovviamente alti e bassi: se i picchi sono troppo anticipati rischiano di causare brusche discese, come accaduto nel 2015. Nel frattempo, il guadagno in bitcoin ai miner si è dimezzato da 25 a 12,5. In altre parole, le prospettive del prezzo del bitcoin non possono che essere costantemente al rialzo da oggi al 2040, quando il sistema finirà. La domanda degli analisti è solo se questa crescita sta anticipando troppo o se è in ritardo".