Roma - Forti ribassi su tutti i principali mercati finanziari. A tenere sul filo gli investitori non è stata, come nei mesi scorsi, l'attesa per le prossime mosse della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, che ha lasciato come previsto i tassi invariati aprendo però a un rialzo a dicembre, ma l'incertezza politica americana e italiana.
FATTORI CHE AGITANO I MERCATI
- La rimonta di Donald Trump. Il sondaggio di Washington Post-Abc che ha dato il candidato repubblicano Donald Trump in vantaggio di un punto sulla democratica Hillary Clinton ha costretto molti investitori a rivedere quelle che ormai consideravano sicurezze, come appare evidente dal deciso arretramento del biglietto verde rispetto a euro, yen e sterlina. L'ex segretario di Stato è sempre stato il candidato preferito dai mercati, come dimostrano i generosi contributi alla sua campagna elettorale versati da alcuni grandi nomi di Wall Street. L'immobiliarista newyorchese è invece temuto per la sua imprevedibilità e per il suo orientamento protezionista, per quanto vada ricordato che la stessa Clinton ha espresso forti perplessità nei confronti della Trans-Pacific Partnership (Tpp), l'accordo di libero scambio con alcuni paesi dell'area del Pacifico, tra cui Giappone e Corea del Sud. Non solo, Trump in campagna elettorale si è scagliato più volte contro il presidente della banca centrale Usa, Janet Yellen, accusandola di scarsa imparzialità e di essere troppo vicina al presidente uscente, Barack Obama. Una vittoria di Trump potrebbe quindi aprire una complessa fase di attriti tra la Casa Bianca e una Fed alle prese con una stretta monetaria ancora lentissima.
- L'approssimarsi del referendum costituzionale in Italia, il cui esito è difficile da prevedere. Nei mesi scorsi più di un analista internazionale aveva avvertito che l'impatto di una vittoria dei 'No' avrebbe potuto comportare rischi sistemici ben superiori a quelli che sarebbero potuti scaturire da una vittoria dei 'Leavè al referendum sulla Brexit, che ha comportato qualche turbolenza nel breve periodo ma non certo l'apocalisse paventata da alcuni osservatori. I timori per la stabilità dell'Italia hanno così riacceso la febbre dello spread, risalito sopra quota 160 punti, e innescato forti vendite sul settore bancario, che hanno portato le borse europee ad archiviare la giornata con ingenti perdite.
Spread, che cosa è e come funziona
PIAZZA AFFARI - A indossare la maglia nera è stata Milano, con l'indice Ftse Mib trascinato in calo del 2,51% dagli scivoloni di titoli come Bpm (-7,69%), Banco Popolare (-7,05%), Bper (-5,62%) e Unicredit (-4,95%). Pur non registrando flessioni simili, il comparto finanziario (tra i peggiori Commerzbank a -3,14%, Bnp Paribas a -3,75% e Bbva a -3,96%)
BORSE EUROPEE - Mercati in sofferenza in tutta Europa, da Francoforte (-1,47%) a Parigi (-1,24%), da Madrid (-1,85%) a Londra (-1,04%), che ha limitato i danni proprio in quanto meno coinvolta dalle fibrillazioni di Eurolandia. L'unico vero tonfo sui circuiti della City è stato quello di Standard Chartered (-4,34%) ma nessun altro titolo ha registrato perdite superiori al 3%.
WALL STREET - Chiude in perdita la Borsa degli Stati Uniti. L'indice Dow Jones cede lo 0,43% e scende sotto i 18mila punti fino a 17.959,64 punti. L'indice Nasdaq perde lo 0,93%% fino a 5.105,57 punti.
PETROLIO - Ad aggiungere benzina sul fuoco sono poi intervenuti la marcata flessione del prezzo del petrolio, sceso sotto 46 dollari al barile (appena la settimana scorsa era risalito sopra quota 50) in seguito a un rialzo record delle scorte settimanali di greggio statunitensi.
CALO VENDITE AUTO - La vendita delle nuove auto in Germania scende del 5,6% a 262.700 unità, dopo due rialzi mensili. Il dato ha affondato tutto il comparto: profondo rosso quindi per Fca (-6,21%), Peugeot (-3,48%), Renault (-3,24%) e Bmw (-3,73%). (AGI)