di Gianluca Maurizi
Roma - Una famiglia italiana su 4 non sarebbe in grado di fare fronte a una spesa inaspettata di 1.000 euro con risorse proprie. Il dato emerge dal sondaggio curato da Ipsos e Acri in occasione della Giornata mondiale del Risparmio che si celebra domani.
Ad affrontare senza problemi l'imprevisto si dice pronto il 76% degli intervistati, con un miglioramento di 4 punti percentuali rispetto al 2015. Nel caso in cui la necessità salisse a 10.000 euro, saprebbero invece porvi rimedio appena 2 famiglie su 5, il 40%, comunque il 5% in più rispetto all'anno scorso.
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Insomma, commentano i ricercatori dell'Ipsos, "nel Paese rimane un'importante fetta di famiglie che è al limite delle proprie forze economiche, tanto da non saper far fronte a un imprevisto". In particolare, dalla ricerca emerge che sono il 21%, in crescita rispetto al 18% del 2015, quelle "in crisi grave di risparmio", vale a dire che hanno fatto ricorso ai risparmi accumulati e a debiti e pensano che la situazione resterà identica o si aggraverà l'anno prossimo. Sono il 27%, come l'anno scorso, le famiglie che hanno invece risparmiato nel corso dell'ultimo anno e che prevedono di farlo ancora. Al 5% si fermano quelle con risparmio in risalita, mentre sono il 25% quelle che "galleggiano. Al 12% si attestano le famiglie con risparmio in discesa, mentre il restante 8% e in "crisi moderata".
LA FINE DELLA CRISI? NEL 2021
La crisi è ancora parte integrante della vita degli italiani: l'86% la percepisce come grave e ritiene che durerà ancora per anni. La metà dei nostri connazionali si aspetta di tornare ai livelli pre-crisi soltanto dopo il 2021. Le famiglie colpite direttamente dalla crisi sono ancora molte, più di 1 su 4 (il 28%, contro il 25% del 2015, il 27% del 2014, il 30% del 2013). Il numero dei soddisfatti rispetto alla propria situazione economica supera quello degli insoddisfatti, sebbene di poco: sono il 51% contro il 49%, in calo rispetto al 55% nel 2015. Appena il 28% degli italiani è fiducioso sul futuro dell'economia italiana, mentre gli sfiduciati sono il 40%.
UNIONE EUROPEA, FINE DI UN AMORE
Per la prima volta coloro che non hanno fiducia nell'Unione Europea diventano maggioritari: sono il 54% contro il 46% che si fida. Dal 2009 a oggi coloro che hanno fiducia sono arretrati di ben 23 punti percentuali. Quanto all'Euro, due italiani su 3 ne sono insoddisfatti (il 68%, dato in leggero calo rispetto al 71% del 2015). La maggior parte degli intervistati continua a essere convinta della sua utilità nel lungo periodo (il 51% come nel 2015), ma cresce il numero di coloro che hanno un'opinione negativa (sono il 42%, il 36% nel 2015) a spese degli indecisi.
RESTA ALTA LA PROPENSIONE AL RISPARMIO
Il numero di italiani propensi al risparmio rimane estremamente elevato: sono l'88% (nel 2015 erano il 90%), ma cambia la composizione del dato. Se nei primi tempi della crisi il numero di persone che non vivono tranquille se non mettono da parte dei risparmi continuava a crescere, da due anni questa tendenza è in ridimensionamento: nel 2014 erano il 46%, nel 2015 il 42%, oggi sono il 37%. Prevalgono, invece, coloro che ritengono sia bene fare dei risparmi senza troppe rinunce: sono la maggioranza assoluta (51%, +3 punti percentuali). Al contempo cresce la percentuale di coloro che preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare: sono l'11% degli italiani (come nel 2006), in aumento rispetto al 2015 (8%).
INVESTIRE SENZA RISCHI, MEGLIO LA LIQUIDITA'
Ancor più che nel passato, chi ha risorse disponibili mostra una forte preferenza per la liquidità: riguarda 2 italiani su 3. Inoltre, chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. Sembra, poi, che l'investimento ideale non esista più: il 32% ritiene che proprio non ci sia (maggioranza relativa, +5 punti percentuali rispetto al 2015), il 30% lo indica negli immobili (+1 punto percentuale) e un altro 30% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri (-5 punti percentuali rispetto al 2015; un calo dovuto probabilmente ai bassi tassi attuali). Ultimi, con l'8%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (scendono di 1 punto percentuale rispetto al 2015). Il risparmiatore italiano è sempre più attento alla (bassa) rischiosità del tipo di investimento (dal 43% al 44%) rispetto alla sola solidità del proponente (dal 28% al 24%) e cresce di 5 punti percentuali l'attenzione ad attività che aiutino lo sviluppo dell'Italia (dal 13% al 18%). Il 74% ritiene che norme e controlli non siano efficaci, con una brusca inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni (era il 58% nel 2015, il 65% nel 2014, il 72% nel 2013) e c'è sempre meno fiducia che la tutela del risparmiatore aumenti nei prossimi 5 anni (il 19% pensa che il risparmiatore sarà più tutelato, mentre il 67% ritiene che lo sarà meno).
(AGI)