Roma - "La ripresa italiana procede su ritmi modesti": il Pil aumenta dello 0,2% nel terzo trimestre e dello 0,1% nel quarto. E' la stima contenuta nella nota sulla congiuntura dell'Ufficio parlamentare di bilancio in base alla quale il guardiano parlamentare dei conti prevede una crescita del Pil nel 2016 dello 0,7% sotto lo 0,8% ipotizzata per l'anno in corso dal governo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
"Questi andamenti conducono a una crescita media 2016, aggiustata per l'effetto giorni, dello 0,8%. Non correggendo per il minor numero di giornate di lavoro del 2016 rispetto al 2015, l'incremento del Pil grezzo - sottolinea l'Upb - è dello 0,7 %; quest'ultima stima si confronta con la crescita dello 0,8% ipotizzata per il 2016" dall'esecutivo.
Secondo l'organismo guidato da Giuseppe Pisauro, "sul lento ritmo della ripresa incide l'attenuazione della dinamica della domanda interna, a fronte di esportazioni che, pur denotando performance positive, sono rallentate dalla persistente debolezza degli scambi mondiali la cui elasticità alla crescita del prodotto globale si è strutturalmente abbassata".
Ecco l'Upb, il 'guardiano' dei conti
"I consumi delle famiglie italiane hanno frenato nel recente periodo, crescendo meno di quanto consentirebbe l'incremento di reddito disponibile", prosegue l'Ufficio parlamentare di bilancio sottolineando che "gli investimenti non sono ripartiti in modo adeguato, nonostante una migliore redditivita' aziendale e l'allentamento dei vincoli di credito. Influiscono le incerte prospettive di domanda che limitano i progetti di ampliamento della capacita' produttiva".
Per l'Upb, "la bassa crescita non sembra peraltro ostacolare gli investimenti di razionalizzazione, diretti a rafforzare l'efficienza. La recente revisione dei conti nazionali effettuata dall'Istat mostra, negli ultimi anni, miglioramenti di produttività e profittabilità nel settore manifatturiero. Dal punto di minimo nel 2009, il valore aggiunto manifatturiero per ora lavorata è aumentato a ritmi medi trimestrali dello 0,7%, simili a quelli della fase espansiva pre-crisi 2003-2007. Tale risultato - si legge ancora nella nota sulla congiuntura - fa ipotizzare, nel corso delle due ultime recessioni, riallocazioni delle risorse verso le imprese più produttive e profittevoli, ossia quelle maggiormente in grado di riorganizzare i processi produttivi. Il settore manifatturiero sembra dunque uscire dalla crisi ridimensionato, ma con un più elevato livello medio di efficienza".
(AGI)