Washington - Se l'obiettivo di Janet Yellen era anticipare con piu' chiarezza le future mosse della Fed a mercati che, drogati di liquidita' a costo zero, soppesano ogni virgola dei suoi discorsi, anche questa volta non e' stato un successo. E non e' nemmeno colpa della presidente della banca centrale americana che oggi, nel suo attesissimo intervento al simposio di Jackson Hole, ha sottolineato come si sia "rafforzata la possibilita' di un rialzo dei tassi", pur mantenendo un approccio cauto. A confondere gli investitori sono stati i successivi interventi a ruota libera degli altri alti papaveri della Fed presenti nella localita' del Wyoming cara a Paul Volcker, che, nella loro contraddittorieta', hanno mostrato ancora una volta quanto siano divisi i vertici dell'istituto.
Trainando le piazze europee a una chiusura positiva, gli indici di Wall Street avevano inizialmente reagito con una moderata estensione dei guadagni alle parole di Yellen, la quale ha comunque ribadito che i tassi resteranno, almeno nel medio periodo, piu' bassi rispetto al passato. 'Adelante con juicio', insomma. Subito dopo, pero', il numero due della Fed, Stanley Fischer, si e' sbilanciato ai microfoni della Cnbc, sostenendo che le parole della presidente sarebbero coerenti addirittura con "due rialzi entro la fine dell'anno", sempre che i dati sul mercato del lavoro del 2 settembre prossimo non riservino brutte sorprese. Due rialzi entro la fine dell'anno (ragionevolmente uno a settembre e uno a dicembre) significherebbero 'Fed Funds' di nuovo all'1% in meno di quattro mesi. Un po' troppo per Wall Street, che ha girato subito in negativo, con i bancari, la cui redditivita' trarrebbe benefici da una stretta, tra i pochi titoli in controtendenza. Nel frattempo i rendimenti dei bond salivano e il dollaro, fino a quel momento timido (il cambio con lo yen era rimasto invariato dopo il discorso di Yellen e quello con l'euro si era apprezzato di poco) prendeva slancio. E, intervistato da Bloomberg Television, anche il presidente della Fed di Atlanta, Dennis Lockhart, sosteneva l'ipotesi di due rialzi prima di Natale. Comprensibile quindi che i movimenti degli indici, sia in rialzo che in ribasso, siano stati modesti, segno di un certo disorientamento tra gli investitori.
"I numeri principali sull'economia sono i migliori da tempo", ha affermato Fischer, "siamo ragionevolmente vicini a quanto puo' essere percepito come piena occupazione e il tasso d'inflazione e' piu' elevato dello scorso anno". Peccato che i dati sul Pil del secondo trimestre siano stati oggi rivisti al ribasso rispetto a una prima lettura che gia' segnava una crescita pari a meno della meta' del previsto. Sullo sfondo, lo spettro di una perdita di competitivita' commerciale, dato che le banche centrali di Francoforte, Londra e Tokyo stanno mantenendo una politica molto accomodante, tutt'altro che sgradita agli esportatori europei e nipponici. Si puo' quindi comprendere l'intervento inusitatamente polemico del presidente della Fed di Saint Louis, James Bullard che, a differenza di Lockhart, siede con diritto di voto nel Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve.
"Se ci sono stati due buoni rapporti sul mercato del lavoro, la crescita tendenziale del Pil e' ancora molto bassa", ha ricordato Bullard, secondo il quale la politica di annunci della Fed "sta danneggiando la credibilita dell'istituto" e rischia di danneggiare anche l'economia, distorcendo i prezzi degli asset. Quanto ai due rialzi entro fine anno, Bullard ha mantenuto la sua previsione che le bocce restino ferme almeno fino a primavera. Comunque vada, quello dei 20 e 21 settembre prossimi non sara' un direttivo facile. (AGI)