Roma - E' un'Italia "Villa Arzilla" quella che esce dal Rapporto Annuale 2016 redatto dall'Istat. La popolazione italiana e' tra le piu' longeve e a tagliare il traguardo del secolo (100 anni) sono soprattutto le donne. I giovani sono pochi, il peso delle nuove generazioni e' fra i piu' bassi d'Europa: meno del 25% della popolazione italiana ha un'eta' compresa tra 0 e 24 anni, una quota che si e' dimezzata fra il 1926 e il 2016. Nel 2015 la vita media alla nascita stimata e' di 80,1 anni per gli uomini (80,3 nel 2014) e di 84,7 per le donne (85,0 nel 2014). Per i maschi, solo in altri quattro paesi europei alla nascita si vive in media 80 anni e piu': Cipro (80,9), Spagna e Svezia (80,4) e Paesi Bassi (80,0); per le femmine si arriva mediamente a 85 anni e piu' in Spagna (86,2) e Francia (86,0). Gli anziani diventano tali sempre piu'tardi. Oggi, nel sentire comune, di una persona di 75 anni si dice che e' "ancora giovane". E in effetti, si diventa anziani sempre piu' tardi: i 73enni e le 75enni di oggi hanno la stessa speranza di vita di un 65enne del 1952 (rispettivamente 12,8 anni per gli uomini e 14,1 anni per le donne). In Italia, su 100 mila residenti le persone con 100 anni e piu' sono 31,4, di sesso femminile nell'83,8% dei casi (1° gennaio 2015). Di questi il 4,6% ha 105 anni e piu' e, ancora una volta, le donne sono la stragrande maggioranza (88,3%). Nel contesto europeo quote di centenari (e over 100) superiori alle nostre si trovano in Spagna e Francia (con 33,3 e 36,8 per 100 mila residenti), minori in Germania e Regno Unito. Secondo l'Istat, le nuove generazioni di anziani, portatrici di un capitale umano piu' articolato, sono diverse da quelle del secolo scorso ma anche dalle generazioni di cinquant'anni fa. L'aumento dei livelli di istruzione e di benessere economico, stili di vita via via piu' salutari, prevenzione e progressi in campo medico hanno migliorato le condizioni di questa parte della popolazione con guadagni consistenti non solo nella vita media, ma anche nella qualita' della sopravvivenza. La generazione dei primi baby boomer arriva nel 2013 alla soglia dell'eta' anziana in condizioni di salute migliori rispetto alle precedenti, con quote piu' basse sia di persone affette da limitazioni funzionali sia di chi dichiara di stare male o molto male. Le buone condizioni di salute, il tasso di istruzione piu' alto per le generazioni che man mano passano nella fase anziana della vita, favoriscono l'invecchiamento attivo con la partecipazione alla vita sociale, economica, culturale e civile.
Viva i nonni, eterni baby sitter
I nonni, fortissimamente i nonni. Sempre loro, pronti a correre in soccorso dei nipoti. La posticipazione delle tappe del ciclo di vita, rileva l'Istat nel suo Rapporto per il 2016,riguarda tutto il ciclo di vita. In media, si diventa nonni a 54,8 anni. E anche se non si vive piu' sotto lo stesso tetto i rapporti tra nonni e nipoti rimangono ben saldi nel tempo ed il loro ruolo attivo cresce sempre di piu': l'affidamento dei nipoti fino a 13 anni li coinvolge nell'86,9% dei casi. E' diventata nonna entro il 55esimo compleanno il 38,2% delle nate prima del 1940 contro il 30% delle nate nei primi anni Cinquanta. Sul fronte maschile, i nonni entro i 60 anni sono il 38,7% fra i nati prima del 1940 e il 33,1% tra i nati del periodo 1945-49.
A italiane basta un solo figlio
Un figlio solo e basta. Il numero medio di figli per donna calcolato per generazione continua a decrescere senza soluzione di continuita'. Secondo dati, si va ormai dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioe' subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell'immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,5 figli per le donne della generazione del 1970. La recente diminuzione della fecondita' e' in gran parte da attribuire al rinvio delle nascite da parte della Generazione del millennio. (AGI)