Roma - E' necessario "ribadire con forza la centralità dell'industria come principale antidoto alla stagnazione e alla bassa crescita". E' il cuore del programma dal titolo 'Confindustria per l'Italià di Vincenzo Boccia, designato oggi presidente alla guida dell'associazione degli industriali. La parola d'ordine è l'ossessione per la crescita del Paese e delle imprese: occorre tirare "fuori dalle secche" il nostro Paese, "investendo, innovando e rimettendo il sistema industriale al centro dello sviluppo dell'Italia".
I tre pilastri fondamentali del sistema sono: identità, rappresentanza e servizi. Per Boccia, alla guida della Arti Grafiche Boccia di Salerno, che impiega 160 persone e ha un fatturato di oltre 40 milioni di euro e una crescita starordinaria negli ultimi 10 anni (+85% in termini di capitale umano e +200% in termini di giro di affari), il ruolo dell'impresa e di Confindustria "diventa focale in questa situazione fragile ma positiva". Dovrà essere, si legge nella sua piattaforma, "di progetto, proposta e denuncia, inclusiva e non elitaria, capace di fare sintesi tra le esigenze dell'industria e quella del Paese".
"Una Casa Comune per una stagione di leadership collettiva e non individuale con l'obbiettivo di pensare e sostenere l'Agenda della competitività per l'Italia e per l'Europa". "Non userò mai, riferendomi a noi, - prosegue Boccia - il termine discontinuità, lo ritengo irrispettoso per chi ci ha preceduto, io, come tanti di voi, per quel senso di appartenenza alla nostra comunità, non rinfaccerò sconfitte e nè mi esalterò dalle vittorie. La mia sarà continuità nei valori e nell'identità e cambiamento che ci è imposto dai nuovi contesti, nello stile, nel merito, nella struttura. La nostra sfida più grande oggi è essere all'altezza dei nostri oltre 100 anni di storia: la nostra autorevolezza, la nostra credibilità dipenderanno dalla capacità di rimetterci continuamente in discussione ed essere sempre alla testa dell'innovazione e del cambiamento del Paese". "So - conclude Boccia nel passaggio finale del suo programma - che devo conquistare la vostra testa e il vostro cuore e, se ci riuscirò, insieme conquisteremo la testa e il cuore dei nostri imprenditori. Questo percorso lo considero una precondizione per conquistare insieme la testa ed il cuore del Paese, un Paese cui dare la sveglia, un Paese dal cuore industriale che deve essere più consapevole delle sue potenzialità, un Paese, la nostra Italia, in cui ci sentiremo corresponsabili del suo futuro".
Ecco i punti principali del programma di Boccia.
- FUTURO DELL'ITALIARESTA IN EUROPA, CON L'EUROPA: le regole vanno rispettate da tutti, anche in termini di flussi migratori. Non c'è alternativa all'Europa. Serve un disegno comune, una vera e propria Agenda per la Competitività Europea.
- ECONOMIA ITALIANA E BASSA CRESCITA: tre fattori hanno pesato in maniera determinante. Il primo è l'inefficienza del settore pubblico e la cattiva allocazione delle risorse. Il secondo è stato il grave peggioramento nel corso degli anni della qualità delle istituzioni dalle quali dipende la crescita: dalle leggi, alla giustizia, alla macchina amministrativa. Il terzo fattore è la bassa produttività, derivante principalmente da un sistema disfunzionale di determinazione dei salari.
- RILANCIARE LA 'VOCAZIONE INDUSTRIALE' DEL PAESE: questo richiede innanzitutto di affrontare le leve di competitività e puntare su alcuni driver tecnologici.
- RELAZIONI INDUSTRIALI: il cuore della questione è fare del livello aziendale di contrattazione la sede dove realizzare lo scambio cruciale tra miglioramenti organizzativi e di produttività e incrementi salariali, con facoltà di derogare al contratto nazionale. Fa eccezione ovviamente il settore delle costruzioni.
- CREDITO, FINANZA PER LA CRESCITA E RETI D'IMPRESA: i mercati internazionali offrono innumerevoli opportunità. Per coglierle servono imprese patrimonializzate e capitalizzate. Serve una definizione di una politica del credito incentrata su tre aspetti: potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI e la razionalizzazione dei Confidi; un supporto diretto alle imprese; la revisione del quadro regolamentare a livello internazionale, per puntare a regole rigorose ma non oppressive. Dobbiamo poi costruire una finanza al servizio delle imprese.
- RIFORMA DELLO STATO: quella dello Stato resta la riforma delle riforme per sbloccare il Paese. Rientrano in questo capitolo le semplificazioni, la riforma delle giustizia e quella dell'amministrazione pubblica.
- QUESTIONE FISCALE: il nostro sistema resta oppressivo nei carichi e negli adempimenti. Continuiamo a pagare non solo troppe tasse, ma anche cattive tasse. Dovremo allora ragionare sulla possibilità di un grande scambio: basse aliquote, base imponibile semplificata, da un lato, fine della moltitudine dei trattamenti privilegiati, le famose 'tax expenditures', dall'altro.
- QUESTIONE ENERGETICA: nonostante significativi miglioramenti, vi sono ampi spazi su cui intervenire per ridurre il costo dell'energia e rimuovere le barriere tecniche e strutturali che limitano la libera circolazione dell'energia a livello europeo.
- CAPITALE UMANO: non possiamo pensare di affrontare le sfide tecnologiche del futuro senza avere le competenze tecniche.
- INTERNAZIONALIZZAZIONE: valorizzare il made in Italy nel mondo deve essere per noi una missione.
- NOSTRI SUD: chi conosce il Paese sa che esistono i Sud. Il nostro Mezzogiorno non ha bisogno di politiche speciali, ma, piuttosto, di politiche più intense, ma uguali a quelle necessarie per il resto del Paese.
- DRIVER DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGICO: oggi l'unica strada che abbiamo a disposizione per difenderci dalla concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera è quella di puntare su produzioni ad alto valore aggiunto, investendo in tecnologia e innovazione. Serve investire in infrastrutture materiali e immateriali. Serve un piano strategico nazionale per l'adozione delle tecnologie digitali, il grande driver del cambiamento tecnologico e della crescita, dove purtroppo il nostro Paese è rimasto drammaticamente indietro.
- SOLE24ORE e LUISS: del gruppo editoriale di Confindustria va rafforzata l'indipendenza economica, definendo la mission e presidiando il rispetto della linea editoriale nell'autonomia totale dei giornalisti. L'Università va ancora sostenuta nei suoi programmi per l'eccellenza accademica e lo sviluppo internazionale. (AGI)