L'allarme del Cnr sui raccolti: "Pagheremo caro questo caldo"
E' stato un mese di gennaio tra i più caldi di sempre e questo comporta uno sconvolgimento dei cicli vegetativi. Intervista a Beniamino Gioli, dirigente di ricerca dell'istituto di Bioeconomia

Piante e alberi da frutto fioriti in tutta Italia per effetto della finta primavera. È stato un mese di gennaio tra i più caldi e siccitosi di sempre, complici il cambiamento climatico mondiale e l'effetto della prolungata alta pressione in Europa, ma rischiamo di pagarla cara. "Tutta la stagione è in anticipo di quasi un mese", dice all'AGI Beniamino Gioli, dirigente di ricerca dell'istituto di Bioeconomia del Cnr. "Questo comporta uno sconvolgimento dei normali cicli vegetativi e una volatilità delle produzioni agricole, con conseguenti ripercussioni negative sul mercato, in quanto i prezzi cresceranno", aggiunge. Ogni anno è sempre più caldo. Uno scenario inedito che coglie impreparato il nostro sistema agroalimentare.
"Il clima - spiega l'esperto - ha tante implicazioni nel campo agroalimentare. L'anticipo delle fasi vegetative espone le piante a una serie di rischi legati alle gelate tardive. Le produzioni già in fioritura sono più esposte ai rischi di attacchi patogeni come i funghi. Anche il grano, se sviluppa prima, ha una resa al raccolto inferiore".
Che cosa si può fare? Due sono le parole chiave: mitigazione e adattamento. "Mitigazione significa ridurre le cause del cambiamento climatico con accordi internazionali - sottolinea il dirigente del Cnr - ma come Greta Thunberg insegna la situazione non è soddisfacente, i tagli di gas serra non sono coraggiosi. L'adattamento - prosegue Gioli - passa attraverso lo sviluppo di nuove piante, più resilienti e capaci di adattarsi alle difficoltà. La ricerca italiana sta lavorando in questo campo: si stanno sviluppando piante più resistenti agli stress e che possano sopperire ai cali di produzione".
Su quali colture si concentra l'attenzione degli esperti? "Sicuramente sul grano, l'olivo e la pianta del pomodoro. C'è una rete europea di infrastrutture di ricerca, si chiama Emphasis, e testa nuove piante candidate a essere più resistenti. In italia il centro di riferimento si trova in Basilicata, a Metaponto".
È urgente che l'agricoltura si adatti al nuovo clima, anche perchè la popolazione aumenta e bisogna sfamarla. "Servono soluzioni innovative dal punto vista biologico e tecnologico - insiste l'esperto del Cnr - come l'agricoltura 4.0, che monitora lo stato dei campi con droni e satelliti per intervenire tempestivamente.
Nel 2019 è stato lanciato il satellite Prisma, completamente italiano. E' ancora in fase di test ma sarà un satellite iperspettrale, in grado di fotografare la superficie terrestre in tante bande, e questo consentirà di ricavare i parametri legati alla biosfera e allo stato fisiologico delle vegetazioni".
Il vantaggio dell'agricoltura digitale è che "permette di essere più tempestivi nelle azioni agronomiche tradizionali gestendole con strumenti moderni". Tra le produzioni minacciate da questo singolare inverno c'è il grano: non a caso l'Istituto di biometeorologia del Cnr, in collaborazione con Barilla, sta monitorando i campi tramite il sistema Agrosat. "Cerchiamo con modelli matematici di capire in anticipo l'evoluzione della stagione". (AGI)