Trent'anni dopo a Roma regna ancora la Banda della Magliana
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Trent'anni dopo a Roma regna ancora la Banda della Magliana

Trent'anni dopo a Roma regna ancora la Banda della Magliana

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(AGI) - Roma, 3 dic. - La criminalita' romana continua dopotrent'anni a essere strettamente legata alla Banda dellaMagliana. E' proprio questa la caratteristica che distingue ilpanorama della malavita capitolina da altre realta'. Pur se e'stata verificata la presenza di infiltrazioni da parte diorganizzazioni criminali storiche quali Cosa Nostra,'ndrangheta, camorra ed esponenti delle mafie pugliesi, e' difondamentale importanza tenere conto che ancora oggi a Roma gliesponenti di spicco della mala hanno avuto rapporti conl'organizzazione criminale degli anni '70. E' quanto emergedallo studio di alcuni casi dell'osservatorio di legalita'dell'universita' Luiss di Roma. Esemplificativa e' l'operazione"Trent'anni", gestita dalla Procura di Roma, che ha permesso disequestrare 25 milioni di beni mobili e immobili a ErnestoDiotallevi. Ripercorrendo la sua storia si scopre cheDiotallevi e' attivo sin da giovane nel contesto criminalecapitolino ed e' noto per essere uno dei maggiori usurai dellacitta'. Ma la cosa piu' interessante e' che, oltre ad esserestrettamente legato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova diPalermo e "cassiere" di Cosa Nostra a Roma, ha avuto rapportidi affari con Danilo Abbruciati, "er Camaleonte", criminale dipeso del quartiere Testaccio di Roma e legato alla Banda dellaMagliana (assassinato nel 1981). Stessi legami di affari conDomenico Balducci anche lui assassinato nel 1981 su ordine delCalo' da Abbruciati ed Enrico De Pedis, detto "Renatino", capodella fazione dei "testaccini" della Banda della Magliana. Cio' che e' inquietante del quadro delle attivita'delinquenziali romane e' proprio che i crimini sono commessi dasoggetti che orbitano nella malavita della capitale da piu' ditre decenni. Questo porta a concludere che lo smantellamentodella struttura storica della Banda della Magliana non haimpedito ai protagonisti ancora in vita di continuare a operarecon il denaro illegalmente acquisito nel corso degli anni. Comeha piu' volte sottolineato il collaboratore di giustiziaAntonio Mancini, alias "Accattone", membro storico della Banda,la magistratura non e' riuscita a colpire i patrimoni dalla suaorganizzazione, causando la continuazione di altri tipi diattivita' criminali. Il caso del Diotallevi ne e' unico nel suo genere. Si puo'arrivare alla stessa conclusione analizzando Enrico Nicoletti,considerato il cassiere della Banda, legato strettamente alclan dei Casamonica e al clan dei Casalesi. (AGI) .
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