Reverse Charge, perche' non piace agli industriali
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Reverse Charge, perche' non piace agli industriali

Reverse Charge, perche' non piace agli industriali

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(AGI) - Roma, 10 mar. - Confindustria ha fatto ricorso alla Ueperche' a suo giudizio, in regime Iva, il 'reverse charge' oinversione contabile, penalizza le imprese. La misuraintrodotta dalla legge di stabilita' ma che ancora non e'operativa (si attende via libera proprio dalla Ue) introduceinfatti un diverso meccanismo di applicazione dell'imposta chedi fatto ne eliminerebbe la possibilita' di detrazione. Sitratta, come tradotto dall'inglese, di un'inversione contabilee viene previsto che il destinatario di una cessione di beni oprestazione di servizi, se soggetto passivo nel territoriodello Stato, deve pagare l'imposta in luogo del cedente oprestatore. Quest'ultimo riceve dal cliente cosi' l'importo delbene ceduto o della prestazione eseguita, in modo tale daessere esonerato dall'obbligo di versare l'Iva dell'operazioneeseguita. In realta' scopo della norma e' quello di evitare le frodiIva, in quanto il cedente non corre il rischio di "dimenticare"il versamento dell'Iva mentre il cessionario non puo'"dimenticarsi" di annotare l'Iva perche' altrimenti sarebbenulla la registrazione. Ma nulla cambierebbe per l'Erario. Per gli industriali, tale meccanismo penalizzerebbe inparticolar modo la grande distribuzione e per questo motivosuggeriscono che vada incrementata la soglia di compensazionedei crediti Iva fino a 1 milione di euro e vadano assicuratifondi adeguati per i rimborsi. (AGI).
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