Crisi: Cgia, nonostante recessione vola imprenditoria cinese
(AGI) - Roma, 18 ago. - Nonostante la crisi volal'imprenditoria cinese. Tra il 2008 ed il 2011 le imprese sonocresciute del 26%. Sempre in questo quadriennio c'e' stato unboom delle rimesse: sono ritornati in patria 7,87 miliardi dieuro. Il 70% delle attivita' si svolge nel commercio nellaristorazione/alberghi e nei servizi. Il 51% delle imprese sonoubicate in Lombardia, in Toscana e in Veneto. E' questo loscenario emerso dall'elaborazione condotta dalla Cgia di Mestreche ha analizzato la comunita' straniera presente in Italiapiu' predisposta ad affermarsi nel mercato del lavoroattraverso l'apertura di un'attivita'
(AGI) - Roma, 18 ago. - Nonostante la crisi volal'imprenditoria cinese. Tra il 2008 ed il 2011 le imprese sonocresciute del 26%. Sempre in questo quadriennio c'e' stato unboom delle rimesse: sono ritornati in patria 7,87 miliardi dieuro. Il 70% delle attivita' si svolge nel commercio nellaristorazione/alberghi e nei servizi. Il 51% delle imprese sonoubicate in Lombardia, in Toscana e in Veneto. E' questo loscenario emerso dall'elaborazione condotta dalla Cgia di Mestreche ha analizzato la comunita' straniera presente in Italiapiu' predisposta ad affermarsi nel mercato del lavoroattraverso l'apertura di un'attivita' imprenditoriale: vale adire quella cinese. Al 31 dicembre del 2011, spiega la Cgia, ilnumero delle aziende guidate da imprenditori cinesi ha superatole 58.200 unita'. A dispetto di un leggero calo avvenuto nel2010, tra il 2008 ed il 2011 l'aumento della quantita' didenaro inviato in Cina e' stato del 65%. Nel dettaglio laRegione piu' "popolata" da imprenditori con gli occhi amandorla e' la Lombardia, con 11.922 attivita'. Seguono laToscana, con 10.854 imprese, e il Veneto, con 6.939 aziende. Il51% delle imprese cinesi e' concentrato in queste 3 Regioni. "In passato - commenta Giuseppe Bortolussi segretariodella Cgia di Mestre - i settori maggiormente caratterizzatidalla presenza di attivita' guidate da cinesi riguardavano laristorazione, la pelletteria e la produzione di cravatte.Successivamente le loro iniziative imprenditoriali si sonoestese anche all'abbigliamento, ai giocattoli, all'oggettisticae alla conduzione di pubblici esercizi. Ormai il 70% del totaledelle imprese presenti nel nostro Paese si concentra neiservizi: settore che consente, a differenza del manifatturiero,un grande riflusso di capitali verso la Cina. Si pensi chel'anno scorso, a fronte di 7,4 miliardi di euro che gliimmigrati residenti in Italia hanno inviato nei Paesi diorigine, 2,5 miliardi, pari al 33,8% del totale, sono statispediti dalla comunita' cinese". Dalla Cgia fanno notare chestoricamente i cinesi hanno sempre dimostrato una spiccatapropensione imprenditoriale e una forte inclinazione versol'affermazione economica e sociale. Nonostante questi aspettipositivi non mancano pero' i problemi. "Innanzitutto - prosegue Bortolussi - e' una comunita' pocointegrata con la nostra societa', perche' la quasi totalita' diquesti lavoratori non parla la nostra lingua. Inoltre, buonaparte di queste attivita', soprattutto nel manifatturiero, sisono affermate eludendo gli obblighi fiscali e contributivi,aggirando le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoroe non rispettando i piu' elementari diritti dei lavoratorioccupati in queste aziende che quasi sempre provengonoanch'essi dalla Cina. Questa forma di dumping economico hamesso fuori mercato intere filiere produttive e commerciali dicasa nostra. Tuttavia e' giusto sottolineare - concludeBortolussi - che anche gli imprenditori italiani non sonoimmuni da responsabilita'. In molte circostanze, coloro cheancora adesso forniscono il lavoro a questi laboratoriproduttivi cinesi sono committenti italiani che fannorealizzare parti delle lavorazioni con costi molto contenuti.Se queste imprese committenti si rivolgessero a deisubfornitori italiani, questa forte riduzione dei costi nonsarebbe possibile". Infine, fatto 100 il totale degli imprenditori cinesipresenti in Italia, il 38,7% delle imprese si concentra nelcommercio (con 22.524 piccoli imprenditori ) e il 29,4 % nelmanifatturiero (17.104 unita' aziendali). Tra questi ultimi, il94,3% (pari a 16.122 imprese) sono attivita' del tessile,dell'abbigliamento, delle calzature e della pelletteria.Significativa la presenza anche nel settore alberghiero e dellaristorazione: le attivita' condotte da titolari cinesi hannoraggiunto le 11.183 unita'. (AGI)