Confesercenti: 1 lavoratore su 4 e' indipendente
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Confesercenti: 1 lavoratore su 4 e' indipendente

Confesercenti: 1 lavoratore su 4 e' indipendente

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(AGI) - Roma, 17 mar. - In Italia 1 lavoratore su 4 e'indipendente. E' quanto si legge nello studio Confesercenti'Occupazione e mercato del lavoro' in cui si denuncia che e'proprio il lavoro indipendente a pagare il prezzo piu' altodella crisi: dal 2007 sono andati persi 475mila occupati. In Italia lavorano circa 24 milioni di persone. Di queste,oltre 3 milioni sono occupate nella Pubblica Amministrazione, esono dipendenti pubblici in senso stretto. Gli altri sonooccupati privati, a loro volta divisi tra dipendenti (oltre 18milioni) e indipendenti: l'insieme degli imprenditori, deilavoratori autonomi, dei collaboratori famigliari e deiprofessionisti costituisce un gruppo di 6,2 milioni dilavoratori, il 25,6% dell'occupazione italiana. In pratica, unlavoratore su quattro, in Italia, e' indipendente. Tra i diversi settori al primo posto c'e' quello deiservizi privati (2.571.000), a seguire il commercio(1.526.000), l'industria (1.200.000), agricoltura e pesca(474.000) e infine alloggio e ristorazione (460.000). Le imprese senza dipendenti costituiscono il tassellominimo, la cellula base del tessuto imprenditoriale italiano.In totale sono oltre 3 milioni e 990 mila e rappresentano il65,4% del totale delle imprese attive, danno occupazione acirca 4,7 milioni di lavoratori indipendenti. Spesso sono donnee giovani (le categorie piu' marginalizzate del mondo dellavoro dipendente): nel 2014 le imprese femminili senzadipendenti in Italia sono piu' di 880mila, il 22% del totale, equelle giovanili oltre 460mila, il 12%. Negli anni 2007-2014si registra un tracollo delle piccole imprese. Si rileva unadiminuzione complessiva di 82.000 imprese registrate frutto diandamenti differenziati per forma societaria: mentre le impreseindividuali e le societa' di persone diminuiscono fortemente,rispettivamente, 206mila in meno e 140mila in meno, il 6% el'11%, le societa' di capitale aumentano di 250mila unita', il20,8%. Solo il comparto dell'alloggio e ristorazione mostra unavariazione positiva. Tra gli indicatori piu' significativi dello stato di crisidel sistema imprenditoriale c'e' la lunghezza dell'arco di vitadelle imprese. Arco che e' andato sempre piu' accorciandosi: adicembre 2014, la percentuale di imprese che e' cessata entro iprimi tre anni di vita e' stata del 27,2%. Nel 2001 era del20,3%. La riduzione del tasso di sopravvivenza e'particolarmente grave nei settori del commercio, dei servizi,del turismo e della ristorazione. In questo ultimo, ormai,quasi 6 imprese su 10 scompaiono nei primi tre anni di vita.Nel commercio, invece, cessa prematuramente quasi 1 impresa sudue. A dicembre 2014 quasi il 50% delle attivita' del commercioaperte nel 2011 - circa 47mila imprese - era gia' sparito. Le47mila imprese scomparse hanno portato a bruciare almeno 2,5miliardi di euro usati come investimento iniziale per avviarel'attivita'. .
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