(AGI) - Bologna, 26 giu. - Era la mattina del 30 gennaio 2002quando Annamaria Franzoni, di ritorno a casa dopo averaccompagnato l'altro figlioletto Davide allo scuolabus,telefono' al 118 per chiedere aiuto: urlo' che Samuele, 3 anniappena, era nel lettone di casa che 'vomitava' sangue.
Siaccerto' in realta' che il bambino era stato colpito almeno 17volte alla testa con un oggetto contundente, forse un mestolo oun pentolino di rame, che non fu mai ritrovato. Il bimbo fudichiarato morto alle 9.55 di quella mattina.
Era l'inizio delgiallo di Cogne, uno dei casi piu' controversi ed eclatantidella storia giudiziaria italiana. Ne sono seguiti anni diindagini con i piu' sofisticati mezzi scientifici sulla scenadel crimine, una difesa eclatante: Annamaria Franzoni, si e'sempre proclamata innocente.
Solo quaranta giorni dopo ilfatto, arrivo' l'iscrizione della donna nel registro degliindagati con l'accusa di omicidio, poi il primo arresto.
Seguirono i processi:
- in primo grado, nel 2004, la Franzoni fucondannata con rito abbreviato a 30 anni di reclusione;
- nell'aprile 2007 la sentenza di secondo grado ridusse la pena a16 anni, anche grazie alla concessione delle attenuantigeneriche;
- nel 2008 la Cassazione confermo' la sentenzad'appello: la sera stessa la Franzoni fu arrestata nella suanuova casa di Ripoli Santa Cristina, sull'Appennino bolognesepoco distante dalla casa dei genitori a Monteacuto Vallese,dove viveva con il marito e i figli, Davide e il nuovo natoGioele, venuto al mondo un anno dopo circa la morte di Samuele.
Proprio per stare vicino al figlio, oggi undicenne, la Franzoniha lottato per avere i domiciliari, arrivati oggi - dopo seianni al carcere della Dozza - dopo l'esito positivo di unanuova perizia psichiatrica disposta dal Tribunale diSorveglianza, che ha escluso il rischio di recidiva. (AGI) .