AGI - Cosa ti accade se cresci all’inizio degli anni ’70 andando al cinema portato dai tuoi genitori a vedere film considerati per adulti per le scene di violenza, per i temi di sesso, sangue, guerra, omosessualità, ecc.? Beh, può capitare che da grande diventi… Quentin Tarantino. Dal 21 marzo arriva in libreria ‘Cinema Speculation’ (La nave di Teseo, collana i Fari, trad. Alberto Pezzotta - pagg. 464, 20 euro) la ‘quasi cine-biografia’ del grande regista americano in cui per la prima volta racconta la sua passione per il cinema nata nel 1970 quando entrò per la prima volta al cinema Tiffany di Hollywood dove la madre Connie e il suo patrigno Curt lo portano a vedere un doppio spettacolo composto da ‘La guerra del cittadino Joe’ di John G. Avildsen e da ‘Senza un filo di classe’ di Carl Reiner. Un esordio pazzesco per un bimbo di sette anni. Che, racconta Tarantino, apprezzò moltissimo entrambi i film anche se non riuscì a non addormentarsi prima della fine.
Da quel battesimo del fuoco in poi il piccolo Quentin vide, in tenera età, tutti i film di quella che definisce la New Hollywood, ossia pellicole in cui i temi vietati dal Codice Hays potevano ora essere espressi esplicitamente (il codice di autocontrollo rigidissimo e bigotto era stato sostituito dai ‘rating’ dell’Academy, ossia le fasce di età a cui il film si rivolgeva che potevano vedere i minori solo se accompagnati). “Alcuni di questi film da adulti erano pazzeschi – scrive il regista – ‘M.A.S.H.’, la ‘Trilogia del dollaro’ di Sergio Leone, ‘Dove osano le aquile’, ‘Il padrino’, ‘Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!’, ‘Il braccio violento della legge’, ‘Il gufo e la gattina’ e ‘Bullitt’.
Altri, per un bambino di otto o nove anni, erano un rompimento di marroni assurdo: ‘Conoscenza carnale’, ‘La volpe’, ‘Isadora’, ‘Domenica, maledetta domenica’, ‘Una squillo per l’ispettore Klute’, ‘La ragazza di Tony’, ‘L’amante perduta’, ‘Diario di una casalinga inquieta’”. Eppure erano film che hanno formato il piccolo Quentin facendolo appassionare al cinema e dandogli quell’apertura mentale e artistica che lo contraddistingue. Perché la mamma, donna piuttosto inquieta e di grande modernità, andò a vivere con due coinquiline, una nera e una messicana, portandosi dietro il piccolo Quentin.
Il ragazzo, inoltre, grazie alla passione della mamma per gli uomini di colore, scoprì anche un tipo di cinema che in genere i bianchi non frequentavano né amavano: il genere definito ‘Blaxploitation’ (film a basso costo rivolti ad afroamericani con attori e registi afroamericani e colonne sonore di musica soul o funk). A cui fece seguito più avanti la scoperta del cinema di kung-fu. Tutte pellicole spesso considerate di serie B che contribuirono alla cultura e al gusto di Tarantino (più avanti scopri anche la commedia all’italiana con attrici che il regista considera delle vere e proprie icone come Edwige Fenech o Barbara Bouchet).
Dalla mamma il piccolo Quentin apprese anche un grande lezione che poi fece sua e su cui basa tutto il suo cinema, ossia l’importanza della sceneggiatura, del fatto che il film racconti una storia. Quando gli disse che non lo avrebbe portato a vedere ‘Melinda’ con Calvin Lockhart, il piccolo Quentin ne chiese il motivo alla madre (gli unici altri due film a essergli stati negati furono ‘L’esorcista’ e ‘Il mostro è in tavola… barone Frankenstein’) e lei gli rispose: “È un film molto violento. Non che per me sia per forza un problema, ma non capiresti la storia. E non capendo la storia, guarderesti la violenza solo per il gusto della violenza. E questo non voglio che succeda”.
“Considerato che per tutta la vita avrei risentito questo discorso, non lo sentii mai espresso con tanta chiarezza – commenta Tarantino - certo, non è che capissi granché di un intreccio confuso come quello del ‘Braccio violento della legge’, se non che dei poliziotti volevano incastrare un francese barbuto. Ma agli occhi di mia madre era sufficiente”. Poi aggiunge, ricordando che la madre gli spiegava di non essere preoccupata di portarlo con sé a vedere film per adulti (“Quentin, mi preoccupa di più se vedi i telegiornali. Un film non può farti male”): “Alcune immagini a cui venivo esposto mi disturbavano? Certo che sì! Ma ciò non vuol dire che non mi piacesse il film. ‘Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!’, quando il cadavere nudo della ragazza uccisa viene estratto dalla buca, cavolo se era disturbante! Ma capivo quello che c’era dietro”, aggiunge.
Curiosamente, confessa poi Tarantino, che malgrado i tanti film violenti, alcuni addirittura horror che vide da bambino, il film in grado di sconvolgerlo fu… ‘Bambi’ di Walt Disney. “Bambi che si smarrisce, la madre uccisa dal cacciatore e il rogo della foresta mi scioccarono più di qualunque altra cosa avessi visto al cinema. Solo ‘L’ultima casa a sinistra’ di Wes Craven, che vidi nel 1974, ci andò vicino”, rivela.
Nel libro il regista due volte premio Oscar per la sceneggiatura di ‘Pulp Fiction’ e ‘Django Unchained’ racconta i film che ha amato e che ha visto per la prima volta da giovanissimo, i grandi registi da cui si è abbeverato e i grandi attori che ha ammirato. Ed è una sorta di dichiarazione d’amore al cinema degli anni ’70, da quello della New Hollywood in cui i registi antisistema hippies come Dennis Hopper, Paul Mazursky, Arthur Penn, hanno poi lasciato il posto, in maniera inconsapevole, a quelli dei ‘Movie Brats’ diventati i veri padroni di Hollywood dalla fine degli anni ’70 in poi (Spielberg, Coppola, Lucas, Scorsese De Palma).
In sintesi Tarantino spiega: “Con la controcultura degli anni Sessanta, l’esplosione dei movimenti giovanili, l’affermarsi di una musica pop diversa dal passato, l’entusiasmo creato da film come ‘Gangster Story’ e ‘Il laureato’, e soprattutto il successo a sorpresa di ‘Easy Rider’ di Dennis Hopper, comparve sulla scena una Hollywood orientata verso un pubblico adulto. Una New Hollywood. Una Hollywood con una sensibilità forgiata dagli anni Sessanta e che dichiarava guerra al sistema”. E questa Hollywood durò un decennio perché poi arrivarono i ‘Movie Brats’, la “nuova generazione (che) non aspirava, come chi l’aveva preceduta, a portare sullo schermo la grande letteratura” perché “li attiravano di più romanzi rivolti al grande pubblico, da cui pensavano di trarre buoni film: come successe con ‘Lo squalo’, ‘Il padrino’, ‘L’ultimo spettacolo’, ‘Paper Moon’”.
E così, nella frase in cui c’è la sintesi del Tarantino autore e critico, spiega: “A un certo punto, furono i Movie Brats a essere in sintonia con i tempi, al contrario degli autori antisistema che avevano dato inizio alla Nuova Hollywood in cui i giovani ora prosperavano. I registi hippie non capivano, o non volevano capire, che c’era gente a cui piacevano i film sulle formiche giganti e che prendeva sul serio ‘Assalto alla Terra’”.
La sua dichiarazione d’amore si arricchisce poi di tanta cultura cinematografica, unita alla passione e al gusto personale. Per cui oltre a raccontare storie di cinema, si diverte anche a immaginare – come ha fatto in ‘Bastardi senza gloria’ e ‘C’era una volta a… Hollywood’ – una storia diversa, arrivando anche a immaginare come sarebbero stati film diventati di culto se avessero auto altri registi o attori (come per ‘Taxi Driver’ diretto da Martin Scorsese dopo il rifiuto di Brian De Palma e la scelta di prendere come protagonista Robert De Niro e non Jeff Bridges come voleva la produzione).
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In ‘Cinema Speculation’ Tarantino fa quello che gli riesce meglio: insegna cinema. Lo fa raccontando le vicende di pellicole o di attori di grande spessore, come Steve McQueen, o film che ha amato - o semplicemente ammira da cinefilo e genio qual è - in maniera particolare come ’Bullitt’ , ‘Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!’, ‘Un tranquillo weekend di paura’, ‘Getaway!’, ‘Taxi Driver’, ‘Rolling Thunder’, ‘Taverna Paradiso’, ‘Fuga da Alcatraz’, ‘Hardcore’, ‘Il tunnel dell’orrore’. Un libro godibilissimo, ricco (ricchissimo) di citazioni di film e personaggi e di tanto cinema. Un libro che in qualche modo anticipa quello che dovrebbe essere – il condizionale è d’obbligo – il suo decino e ultimo film (almeno così ha dichiarato), una storia nel mondo del cinema degli anni ’70.
Quentin Tarantino venerdì 7 aprile sarà a Milano (libreria Mondadori Duomo, ore 18) per un evento speciale della XXIV edizione della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, dove presenterà il nuovo libro in conversazione con Antonio Monda e incontrerà i lettori.