R oma - Roberto Alemanno, critico cinematografico, è morto il 3 luglio nella sua casa romana di Via Teulada. Collaboratore di Paese Sera, L'Unità, il Manifesto, il Quotidiano dei lavoratori, era nato a Roma nel 1938 e ha passato la vita a studiare l'estetica del cinema come arte, cinema come linguaggio specifico. Il cinema visto da Alemanno era un'arte nobile e insuperata, sintesi di diverse forme espressive. Sostenitore della vocazione documentaria, ha cercato di rintracciare una regola aurea che mettesse in relazione lo spettro semantico del messaggio con la sua forma in immagine filmica. Per farlo ha ancorato ai due capostipiti, Lumiére e Melies, l'espressività del linguaggio filmico nelle sue due possibili evoluzioni, rispettivamente il documentario e la fiction. Un paradigma semplice e tuttavia ancora valido, ancora in grado di fornire uno strumento essenziale alla comprensione dei diversissimi modelli espressivi che "usano" l'immagine in movimento per fare racconto, in cui la matrice fotografica diviene, in ultima analisi, sinonimo di specificità.
Ma Roberto Alemanno ha indagato il cinema anche come arte della ripetizione (Bazìn) e dunque, inevitabilmente, come prodotto industriale di massa, come espressione del capitale, incarnando forme di pressione ideologica. Scrive di lui il filosofo Costanzo Preve: "Roberto Alemanno rappresenta una linea di resistenza a questa omologazione mediatica-capitalistica, fatta in nome dell'avanguardismo antiborghese e confluita nel grande mare delle simulazioni contemporanee".
Il suo linguaggio non è mai stato limpido e lineare, ma sempre involuto di una complessità arcaica. Debitore di una cultura marxista "alta" (Marx, Eizensteijn, Gaetano della Volpe, la scuola di Francoforte) che assorbì quasi interamente da autodidatta, con le sue analisi complesse, talvolta controverse e tutt'altro che "popolari", riuscì tuttavia a guadagnarsi una cattedra di regia per acclamazione. Roberto Alemano lascia impronte in molti volumi collettanei e pubblica inoltre: Itinerari della violenza (Il film negli anni della Restaurazione 1970-1980), Dedalo, 1982, Realtà e simulazione nel cinema degli anni '80, Edizioni Associate, 1990, Segnali di Fumo (Per una verifica della crisi, Teorie e prassi di politica cinematografica), sempre Edizioni Associate, 1993. (AGI)